“Immagina, puoi” recitava alcuni anni fa uno dei claim pubblicitari più inconsistenti che sia mai stato concepito. Non c’è che dire: il pensiero positivo appesta la storia dell’umanità dalla notte dei tempi. E con l’espressione pensiero positivo indico un fenomeno preciso: la convinzione che basti avere fantasie di successo per raggiungere i propri obiettivi.
Tra sogno e realtà
Molta gente ne è sicura. Se il pensiero positivo vi attrae, fate un piccolo esperimento: invece di allenarvi duramente, state seduti a immaginarvi mentre tagliate il traguardo della maratona di New York. Oppure, quando siete in piena crisi metabolica e dovete respirare affannosamente anche solo per camminare, fatevi una bella fantasia positiva sulle vostre gambe che scattano come molle. Mi raccomando però, ricordatevi di telefonare per raccontarmi come è andata.
La mentalità “immagina, puoi”, l’idea che sognare un evento equivalga a poterlo realizzare, è semplicemente ridicola.
Certo, diffondere una mentalità di questo tipo fa gioco a diversi tipi di interesse.
Più fantasie, meno rendimento
Con buona pace di tutti, è comunque il metodo scientifico a mettere una pietra tombale sul pensiero positivo. Una serie di ricerche prodotte negli ultimi anni ha trovato una correlazione costante tra fantasie positive e diminuzione del rendimento.
il pensiero positivo ostacola le prestazioni perché ci rilassa e prosciuga l’energia di cui abbiamo bisogno per agire in
concreto. Se ci autoinganniamo pensando di avere raggiunto i nostri obiettivi, sentiamo meno la spinta a darci da fare nella realtà. Le
persone che fantasticano positivamente per il futuro non lavorano duro come quelli con fantasie più limitate e questo li conduce a prestazioni più povere.
Non resta che lavorare
Le fantasie a occhi aperti rappresentano quindi un buon metodo per ispirarsi o per rilassarsi. Ma per raggiungere gli
obiettivi, non c’è altro che il duro lavoro. Ricordatevene, la prossima volta che qualche guru da strapazzo vi proporrà di “visualizzarvi mentre tagliate il traguardo vincitori” come alternativa a una sana sessione di prove ripetute.