Intolleranze alimentari per lo sportivo. Argomento che più volte abbiamo trattato, ma che ancora genera incomprensioni tra i non addetti ai lavori. Il dato di partenza, intuitivo, è la nostra percezione del fatto che alcuni cibi non ci facciano bene: le nostre prestazioni si riducono, oppure presentiamo sintomi fastidiosi (gonfiore addominale, prurito, digestione lenta, cefalea, orticaria, rinite, diarrea). Tuttavia, se non siamo esplicitamente allergici a un certo alimento, i test ospedalieri sono negativi.
Il “segreto” sta nel fatto che le risposte che chiamiamo con termine ambiguo intolleranze alimentari, sono in realtà dovute all’accumulo di alcune categorie di alimenti, invece che al contatto isolato con un cibo specifico. E questo confonde le acque, perché una persona sensibile, ad esempio, ai latticini, potrà avere una reazione di sovraccarico serale dopo aver fatto colazione con il latte, pranzo con la pizza e cena solo con un po’ di parmigiano sulla pasta, incolpando la pasta, o la fetta di salame successiva, invece innocenti. Cerchiamo allora di capire meglio come opera il nostro sistema immunitario e come possiamo impedirgli di danneggiare la nostra prestazione: lo facciamo su Correre di febbraio guidati dal dott. Luca Speciani che come prima cosa effettua una grande distinzione fra allergie immediate e allergie ritardate.
Come nello svezzamento
Un neonato è per definizione allergico e intollerante a tutti i cibi, con l’eccezione del latte. Con l’inizio dello svezzamento, un passo alla volta, il bambino impara ad accettare ogni alimento e alla fine di questo periodo di adattamento apprende l’utilizzo di tutti i cibi come fonte di energia per il suo sviluppo. Allo stesso modo anche l’adulto può rieducare il proprio sistema immunitario verso la tolleranza immunologica. Una volta identificate le eventuali allergie alimentari ritardate, si imposterà uno schema che rispecchi in tutto e per tutto lo svezzamento infantile, alternando giorni di consumo e giorni di non consumo degli alimenti sospetti. Una dieta di sola eliminazione, invece, rischia di accentuare la reazione immunologica, soprattutto se si dovessero reintrodurre senza prudenza i cibi a cui si è più sensibili.
Guarire davvero
Una corretta impostazione alimentare può ridurre o anche completamente cancellare i sintomi dell’allergia. Negli ultimi dieci anni la conoscenza delle interazioni tra allergie e infiammazione da cibo ha fatto passi da gigante, documentando come uno stato infiammatorio cronico (sostenuto da un’alimentazione scorretta, ma anche da altri fattori come l’insonnia, l’assunzione di sostanze dannose, il fumo, alcuni farmaci eccetera) possa peggiorare gravemente i sintomi di un’ipersensibilità di origine allergica. Perché l’allergia, immediata o ritardata che sia, in fondo altro non è che un tentativo estremo di pulizia verso delle sostanze che il corpo vede come un pericolo. Se vogliamo guarire stabilmente dobbiamo quindi alleggerire il carico infiammatorio che sostiene quella risposta immunitaria esagerata.
Su Correre di febbraio l’intervento integrale del Dott. Luca Speciani