A 32-33 anni non si pensa di essere “vecchi”, anche se non si trova giustificazione al rallentamento di qualche secondi a chilometro. Si pensa che la leggera perdita di efficienza sia da imputare al mancato recupero di qualche seduta impegnativa, oppure a una giornata non ideale…
Si tratta invece di un processo fisiologico a cui non sfugge nessuno: il deperimento progressivo dei vari tessuti del corpo è ineluttabile. I fisiologi lo hanno misurato: ogni anno, indicativamente a partire dai 30 anni, si perdono due secondi a chilometro.
Il peggioramento non è lineare e ci sono variabili correlate ad aspetti soggettivi. Il calo è più contenuto tra i 35 e i 50 anni, mentre accelera una volta passati i 50, con un’ulteriore, rapida decrescita verso i 65.
Per contrastare con efficacia gli effetti dell’invecchiamento è scientificamente dimostrato che si devono sostenere stimoli di una certa intensità cardio respiratoria: le sedute corse in prossimità della soglia anaerobica (il ritmo tenuto agilmente per 45-60’) o leggermente più veloci risultano particolarmente adatte.
Molto efficaci sono anche gli stimoli anaerobici, quelli in cui nei muscoli viene prodotto un po’ di acido lattico, e il mantenimento di un buon tono muscolare. Questi accorgimenti tecnici e fisiologici sarebbero di facile applicazione, ma sono ben pochi i podisti che trasformano la teoria in pratica… e spesso solo per pigrizia!