Trail running: gestire e superare la crisi

Trail running: gestire e superare la crisi

Le crisi di carrozzeria

L’aspetto fisiologico relativo a una competizione di trail è molto complesso, perché coinvolge in modo intenso diversi apparati: muscolo-scheletrico, digestivo, cardio-respiratorio, renale… Per semplificare parleremo di crisi relative alla “carrozzeria” e di crisi relative al “motore”.

Le prime sono costituite da problemi che si possono instaurare a livello di locomozione con l’insorgenza di dolori più o meno intensi mentre le seconde riguardano principalmente l’aspetto metabolico e si manifestano con una serie di affaticamenti a livello organico.

I traumi incidono nella pratica del trail running in misura rilevante e costituiscono la grossa differenza nei confronti degli infortuni tipici delle corse su strada, dove la regolarità della superficie asfaltata rende meno probabile l’infortunio.

Il trauma diretto si può verificare in caso di caduta e nella maggior parte dei casi consente di proseguire la corsa poiché, superato il dolore iniziale, generalmente quando “si scalda” non crea eccessivi problemi. Il trauma distorsivo invece è potenzialmente più pericoloso. Investe principalmente l’articolazione della caviglia e, se è moderato, si comporta pressappoco come il trauma diretto, mentre se la storta è di grado elevato ecco che il trail runner può essere costretto allo stop. È per questa eventualità che in molte gare è obbligatorio portare nello zaino un nastro per fasciatura in modo da stabilizzare l’articolazione in caso di necessità, perché solo se l’infortunio si verifica nei pressi di un punto di ristoro sarà possibile ricorrere al soccorso dei sanitari.

Il consiglio è di proseguire solo a queste condizioni: il dolore, anche se presente, consente di correre senza zoppia e l’articolazione non “cede”, nel senso che non trasmette una sensazione di instabilità, che ce la fa percepire come “inaffidabile”. Questo del proseguire senza zoppia possiamo assumerlo come regola generale: se l’infortunio produce solo un fastidio che non altera la dinamica del gesto, possiamo proseguire. In caso contrario, quando il dolore ci costringe a zoppicare o comunque ad assumere una postura errata sarà saggio fermarsi al primo check point ed evitare così che la situazione peggiori per colpa della nostra ostinazione.

Le vesciche, compagne di sventura

Le vesciche sono generate dall’attrito che si verifica tra la pelle del piede e la scarpa o, talvolta, tra la pelle e la calza stessa, perché si creano abrasioni più o meno profonde. Per evitare di incorrerci è importante e necessario utilizzare in gara sempre scarpe e calze già collaudate in allenamento e allacciare le stringhe in modo adeguato, così da evitare proprio quel movimento del piede all’interno della scarpa che genera attrito. Queste attenzioni, però, non possono escludere del tutto il rischio vesciche: nemmeno la migliore delle allacciature può evitare l’insorgere generato dai tratti sabbiosi o dagli attraversamenti di tratti bagnati.

Ci possono aiutare alcuni prodotti in commercio: pomate che vanno a costituire uno strato protettivo sulla cute da applicare prima delle gare o di allenamenti molto lunghi. Anche per le vesciche vale la regola generale degli “infortuni di carrozzeria”: proseguiremo la gara in base alla capacità di sopportazione del dolore e comunque non quando la loro presenza non genera zoppia nell’andatura.

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