Rinunciare a calzature iperprotettive per correre come natura ci ha fatto. Il barefoot running e le scarpe minimaliste potrebbero indurre adattamenti posturali in grado di ridurre i traumi per le strutture osteoarticolari, diminuendo così l’incidenza degli infortuni da sovraccarico. Scopriamone di più su Correre di luglio grazie a Huber Rossi che approfondisce questo interessante tema sviscerato ulteriormente da Filippo Pavesi (leggi qui) esperto di scarpe tecniche.
Il barefoot running è uno stile di corsa che rimanda alla naturalezza del gesto dei nostri antenati, che correvano a piedi nudi su terreni naturali. Senza andare troppo indietro nel tempo, anche alcuni dei migliori maratoneti contemporanei sono cresciuti correndo senza scarpe sugli altopiani africani, non tanto per filosofia di vita, quanto piuttosto per la difficoltà di reperire un paio di calzature sportive, alimentando il mito che questo tipo di corsa sia più efficace a livello prestativo.
Negli ultimi anni è cresciuto in modo esponenziale l’interesse delle aziende produttrici di calzature sportive verso il fenomeno del barefoot running (già descritto prima di tutti da Filippo Pavesi proprio su Correre), traducendosi nel lancio di modelli di scarpe da subito ribattezzate “minimaliste”. I modelli più estremi presentano una protezione davvero minima, giusto per evitare le abrasioni cutanee provocate dal contatto del piede con il terreno. Le versioni più protettive presentano invece una maggiore quantità di materiale nell’intersuola e un piccolo differenziale tra retro e avampiede, garantendo così un effetto ammortizzante superiore e una migliore protezione del tendine d’Achille.
Correndo a piedi scalzi si tende ad appoggiare maggiormente il centro del piede, si riducono i tempi di contatto a terra e il ginocchio subisce un’estensione minore. Tutti questi adattamenti dovrebbero ridurre lo stress che subiscono le strutture osteoarticolari e diminuire l’incidenza degli infortuni da sovraccarico, come fasciti plantari, infiammazioni del tendine d’Achille e rotuleo o periostiti.
Al contrario, diversi studi scientifici evidenziano che scarpe troppo protettive siano foriere di diverse problematiche.
Su Correre di luglio Huber Rossi analizza pro e contro del barefoot running fornendo una serie di utili indicazioni per capire se il nostro stile di corsa si adatta all’uso delle scarpe minimaliste. In linea generale è importante sapere che ogni podista deve individuare il proprio personale equilibrio, anche in funzione di infortuni pregressi, valutando poi nel tempo eventuali cambiamenti tecnici, all’insegna di uno stile di corsa quanto più corretto possibile.
Infine, gli esercizi propriocettivi, lo stretching e la perdita di peso sono accortezze imprescindibili per approcciarsi al barefoot running.