Lavorare sui punti deboli di uno specialista delle ultra maratone per reagire al calo di rendimento inevitabile dopo uno sforzo così probante. Nuovi spunti di allenamento per Orlando Pizzolato direttamente dalla scuola del grande Alberto Salazar. Risultati a prova di record personale.
“Impegnarsi come personal trainer non significa soltanto compilare tabelle su tabelle. È un’attività molto stimolante, sono sempre alla ricerca di nuovi spunti – spiega Pizzolato sul nuovo numero di Correre, quello di luglio ora in edicola – Lo scorso autunno, a New York, ho acquistato una dispensa tecnica di neurofisiologia applicata alla corsa… saranno stati dieci anni che non compravo un libro dedicato a questo argomento! Parlava del metodo di allenamento dell’Oregon Track Club, la squadra di forti corridori allenati da Alberto Salazar, tre volte vincitore della maratona della Grande Mela: impossibile restare indifferenti”.
Leggendola ho iniziato a considerare alcuni concetti fisiologici da un punto di vista differente, rivisitando alcuni degli input tecnici che fornisco ai podisti che alleno. Ho iniziato a sperimentare una proposta tecnica piuttosto singolare, quasi paradossale, ma che si è subito rivelata efficace. Il paradosso sta nel metodo di allenamento, intuitivo e contingente, e nel suo arco temporale di attuazione, molto limitato.
Applicato su un mio allievo specialista delle ultra maratone, Dario, è riuscito a migliorare i propri primati sia nella 100 km, sia sui 10.000 m in pista. Per la prova lunga il miglioramento è stato di 16’38”, nei 10.000 di 36”, correndo rispettivamente in 7:54′ e 34’46”. I due primati sono stati conseguiti nel giro di sei settimane, un periodo decisamente concentrato per consentire cambiamenti fisiologici specifici.
Su Correre di luglio Pizzolato ci spiega nel dettaglio quali sono state le scelte tecniche adottate in questo limitato periodo di allenamento che hanno condotto il suo allievo ad ottenere il doppio personal best su distanze così diverse tra loro.
“Ad un certo punto ho proposto al mio allievo di diventare un velocista – racconta Pizzolato – gli allenamenti specifici erano costituiti solo da allunghi di 100 m… e se non si è messo a ridere è stato solo per rispetto nei miei confronti!”.