In natura nessun animale è grasso. Qualcuno ha mai visto uno scoiattolo obeso, se non nei cartoni animati? E un lupo o un’antilope? Gli animali che vivono in natura non ingrassano mai: possono essere deperiti per carenza di cibo o in piena salute se correttamente nutriti, ma anche in periodi di grande disponibilità alimentare non accumulano mai grasso in eccesso rispetto al loro fabbisogno.
Gli unici animali grassi al mondo, oltre all’uomo, sono quelli a cui diamo da mangiare noi: il cane della zia, il gatto della nonna, il leone del circo. E lo scoiattolo obeso la cui foto ha fatto qualche anno fa il giro del mondo ha la sfortuna di vivere a fianco del parcheggio del Morro Park, in California, nutrito dai tanti bimbi che lo frequentano con i loro (e nostri) cibi spazzatura: caramelle, dolcetti, patatine.
Già da questa premessa ci appare chiaro come la differenza sostanziale non sia nella quantità di cibo consumata, ma nella qualità dello stesso. Questo argomento è stato declinato a livello biologico dal dottor Luca Speciani nel regime alimentare denominato Dieta Gift (dieta di segnale), che basa i suoi effetti sulla regolazione ipotalamica verso l’accumulo o il consumo grazie allo stimolo naturale esercitato da alcune importanti molecole segnale.
Gli alimenti naturali, quelli che hanno accompagnato l’uomo nell’ultimo milione di anni di evoluzione, sono del tutto autolimitanti. Se mangiamo semi integrali, frutta e verdura fresca, o carne, pesce e uova, i segnali di sazietà raggiungeranno i nostri centri ipotalamici di regolazione nel momento in cui avremo raggiunto le quantità di cibo corrette in relazione alle nostre esigenze nutrizionali.
Se al contrario il nostro cibo sarà costituito in prevalenza da zuccheri (bibite, succhi, dolciumi), farine raffinate (pane e pasta bianchi), sale (formaggi, salumi, pizze, focacce) e da alteranti endocrini (aromi, additivi, edulcoranti) i nostri centri di regolazione interni saranno completamente alterati e la nostra sensazione di fame sarà diventata del tutto inaffidabile.
“Chi ha partecipato a un trail in natura sa che cosa significhi vivere ancora la sensazione della caccia di gruppo, del respiro che brucia nei polmoni, dell’emozione e della paura, dei muscoli che cantano sui sentieri nel bosco – dice Speciani nel numero di ottobre di Correre – Dobbiamo imparare a riprenderci questa realtà, che è patrimonio dell’essere umano, ed essere ancora fieri del nostro corpo e di ciò che può esprimere”.