Chi corre, a qualsiasi livello, dovrebbe imparare a riconoscere il proprio passo. Come rispondere, ad esempio, alla domanda: «A quale ritmo corri il fondo lento?». Fatta eccezione per i periodi di ripresa da un infortunio, nella quasi totalità dei casi correre a sensazione non è molto utile: non si conosce il ritmo e si perdono i riferimenti con le distanze e con i tempi.
Per chi si cimenta nelle gare, ma anche per chi svolge allenamenti mirati, un errore di pochi secondi al chilometro, magari proiettato su 10 km, può costare caro in termini di resistenza e di risultato: si rischia di “scoppiare” e dunque di “trascinarsi” alla fine.
L’atleta che non conosce il proprio ritmo rischia di interpretare male l’allenamento, con pericolo di scarsa tenuta. Chi vuole, ad esempio, correre una gara di 10 km in 45’, quindi con un passo medio di 4’30’’/km, e parte per il primo chilometro a 4’20”/km e vuole mantenerlo, ha poche speranze di terminare l’impegno con brillantezza e progressione.
Ecco: il podista dovrebbe diventare un metronomo vivente. Questo atteggiamento deve essere presente anche nei principianti: è un investimento per il futuro. Avere il senso del ritmo aiuta a migliorare, ad affrontare le gare nel modo giusto e a imparare a “sentirsi”.
Su Correre di luglio parliamo proprio di questo portando una serie di esempi pratici. Ecco qui brevemente alcuni semplici consigli per imparare a percepire la velocità:
1. L’orologio GPS ha il pregio della facilità di lettura dati e lo svantaggio della variabilità del segnale: utile per fondi lenti e percorsi fuori strada.
2. I percorsi segnati sono il miglior alleato del podista: aiutano ad acquisire una mentalità matematica.
3. Su percorsi taccati si realizzano bene allenamenti di ripetute brevi e lunghe, corse medie e fartlek.
4. Il limite di questi percorsi è la tecnica di misurazione: errori, anche relativamente piccoli, possono modificare la qualità e la precisione degli allenamenti.
5. La pista di atletica è il luogo ideale: misurazione ufficiale e totalmente piatta.