Un periodo di stop può diventare un’occasione per diventare un runner migliore. Ecco i consigli dei nostri esperti su come si gestiscono gli infortuni del runner.
Dobbiamo farcene una ragione: l’infortunio può far parte della vita del runner. Escludere che possa accadere è impossibile, ignorarne l’esistenza è inutile. Tutti i consigli degli allenatori sono impostati sull’obiettivo fondamentale di riuscire a correre senza farsi male, godendosi gli allenamenti e riuscendo a raggiungere i propri obiettivi. Proprio per questo è utile affrontare il tema della gestione dell’infortunio, perché, se ben gestito, lo stop per un problema fisico può diventare un’occasione per diventare un runner migliore.
Mantenimento attivo durante lo stop
«Il periodo di stop non deve mai essere vissuto come periodo di inattività totale.» Ne è convinto Fulvio Massa, allenatore di trail running e fisioterapista, oltre che collaboratore di Correre. «Gli infortuni del runner vanno previsti e gestiti, per non rischiare di mandare all’aria tutta la preparazione. A meno che non si tratti di traumi significativi – precisa Massa – bisogna saper strutturare tabelle di allenamento sostitutive in funzione dei problemi dei nostri atleti». Un allenamento, in pratica, che «funzioni come minimo mantenimento della condizione durante il periodo dei trattamenti fisioterapici e riabilitativi».
In sintesi: se abbiamo subito, ad esempio, un infortunio a una caviglia, questo non ci impedisce di eseguire esercizi per i muscoli addominali o più in generale di rinforzare l’area “core”, il che renderà più efficace l’azione della corsa alla ripresa dopo l’infortunio.