Guarigione da un infortunio, la fretta non paga

Guarigione da un infortunio, la fretta non paga

Ci troviamo in un momento storico in cui alcuni punti fermi della medicina sembrano vacillare. Diventa allora più che mai importante rifarci ai capisaldi della scienza per curare bene l’atleta. E curare significa anche fare capire quanto sia opportuno a volte saper aspettare. Senza essere impazienti e scalpitare per riprendere a correre anzitempo. Perché la guarigione da un infortunio in alcuni casi avverrebbe comunque, e spesso arriva, solo assecondando la natura.

L’importanza dell’infiammazione

L’esame di patologia generale è una prova molto impegnativa degli studi in medicina e racchiude l’essenza dell’opera biologica della natura ai fini della guarigione. Tale opera si attua attraverso l’infiammazione, cioè la risposta naturale del corpo a un evento esterno che lo ha alterato. E si tratta di un sistema autonomo che porta alla guarigione da un infortunio come da altre malattie. Un’ottica molto diversa da quella che presenta l’infiammazione come un diavolo da combattere a ogni costo. Questo meccanismo è spesso la causa di patologie che continuano a peggiorare e compromettono l’efficienza dell’atleta.

Sui farmaci

Si guarisce prima con gli antinfiammatori? La risposta è no. Inoltre lo si fa male, esponendosi a facili ricadute, perché non vengono rispettati i tempi di guarigione fisiologici. L’uso del farmaco potrebbe quindi essere limitato a patologie croniche dove un effetto farmacologico limitato nel tempo offre uno spiraglio. Anche un uso occasionale e preventivo a scopo antinfortunistico può considerarsi accettabile, pur con delle riserve legate a un eventuale abuso.

Mai essere impazienti

Pretendere a tutti i costi un’immediata guarigione da un infortunio così come da altri tipi di disturbo è uno degli autogol più frequenti che ci si possa fare. Questo perché i tessuti non sono pronti a sopportare il carico proposto dall’esercizio ed è quindi molto facile incappare in ricadute, altri infortuni o in squilibri di tipo funzionale.

Patologie dei muscoli e dei tendini

Nel podista è frequente l’infortunio muscolare dove c’è una patologia tendinea. È però anche possibile il contrario. Un danno muscolare di medio grado può essere risolvibile in circa un mese. Nel caso di patologie tendinee i tempi si moltiplicano fino a 4-5 volte e non bisogna stupirsi di ciò: la vascolarizzazione dei tendini è infatti scarsa e di conseguenza i processi riparativi sono più lenti. Questa generalizzazione vuole solo fare capire la differenza dei tempi di recupero tra muscolo e tendine. Una prognosi corretta può essere fatta solo con riscontri diagnostici supportati da esami come l’ecotomografia e/o la risonanza magnetica. Questo non significa inattività completa per lunghi periodi, ma strategie mirate di allenamenti alternativi.

Le terapie infiltrative

Passando invece alle infiltrazioni con antinfiammatori abbiamo il vantaggio di una somministrazione locale. Anche qui però ci si deve domandare se sia utile disturbare il processo infiammatorio fisiologico che porta alla guarigione da un infortunio. Ribadiamo che nei casi cronici c’è qualche giustificazione in più.

Vanno però evitati i farmaci cortisonici, che spesso hanno un’azione devastante sui tessuti. Per fortuna il loro uso è molto diminuito negli ultimi anni. È opportuno chiedere sempre al dottore che cosa abbia intenzione di infiltrare ed esigere la certificazione scritta del prodotto utilizzato. Il professionista serio è tenuto a farlo e a spiegare perché si è scelta una certa terapia.

Da non confondere con gli antinfiammatori sono i farmaci a base di acido ialuronico per contrastare l’usura cartilaginea iniettati in sede intraarticolare. Questi ultimi non hanno lo scopo di spegnere un’infiammazione, ma di stimolare i processi rigenerativi del tessuto. In questo caso non ci sono controindicazioni.

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