Avviso ai naviganti: oggi non si parla di agonismo, ma di gossip. Questa volta è così. E’ quasi un obbligo. Allora procediamo per gradi. Il fine settimana atletico, inteso come gare in pista, si dipana su tutto il territorio nazionale per gli assoluti societari. Moltissime le sedi interessate, in Lombardia ad esempio si sdoppia: a Milano (Arena) gli uomini, a Lodi le donne.
I quotidiani sportivi nazionali sono soliti dare un paio di spunti sugli avvenimenti annotando solo qualche risultato di rilievo. Tutto qui. Ma odi, odi la mitica Gazzetta dello Sport domenica esce con un titolo e una pagina intera sull’avvenimento. “E un giorno a Lodi arrivò Ben Johnson” così titola il quotidiano. Che sarà mai successo? A Lodi dal nulla è comparso lui, il reo, il reietto, colui che ammazzò l’atletica nel lontano 1988 alle Olimpiadi di Seul, dopo che a Roma ’87 (Mondiali) aveva già realizzato il record mondiale dei 100.
La storia di Ben Johnson che batteva bandiera canadese è abbastanza nota anche ai più giovani e non è intenzione di chi scrive riproporla. Il personaggio in oggetto, che pare avesse nel suo parcheggio personale più di una Ferrari, nel momento del suo massimo fulgore era ricercatissimo in ogni meeting. Dopo il fattaccio e la ricaduta nel 1992 alle Olimpiadi di Barcellona (beccato nuovamente per doping), lentamente ha fatto perdere le sue tracce.
E’ comparso una decina di anni fa, forse di più a Pozzuoli, visse un paio d’anni da un amico napoletano, poi si parlò di una sorta di preparatore di Gheddafi figlio (ricordate era tesserato con il Perugia/Calcio), ma non è finita qui.
Orlando Pizzolato, sì proprio lui, lo incontrò all’uscita di una libreria alla fine di ottobre del 2011 a Schio. Era una domenica pomeriggio. Orlando mitico re di New York lo riconobbe, lo fermò e gli disse quale era stato il suo ruolo nel mondo dell’atletica.
Ben rispose con il suo modo gutturale di parlare, disse che di tanto in tanto preparava una squadra di calcio a cinque a Zanè, in provincia di Vicenza.
Il calcio, una sorta di passione recondita o un modo per sbarcare il lunario? Pare, infatti, che Ben preparasse anche qualche squadretta non di prim’ordine in Toscana.
Si è rivisto a Lodi in veste di tecnico di Alina Cravcenco, moldava di 26 anni, che a scanso equivoci dice di non fare la badante, di vivere in casa della sorella ad Altopascio (Lu) da oltre 10 anni. Già nella giornata di domenica su facebook, che sarà sì, la cloaca massima della disinformazione, ma qualche volta offre degli spunti interessanti, qualcuno ha scritto dimostrando che Alina è tutto meno che una badante: smentita la rosea. Alina tesserata per l’Atl. Brescia, è un’atleta a tutto tondo: due allenamenti al giorno (fosse una badante, sarebbe difficile).
La stessa velocista dell’Est dell’Europa, non ha voluto spiegare né come ha conosciuto Ben Johnson e neppure altri particolari. Si dichiara soddisfatta di averlo incontrato e di essere seguita da lui “il mostro di Seul” dallo scorso autunno. A Lodi c’è chi ha provato ad avvicinarlo e Ben con suo modo di rispondere ha spiccicato un “no question” ed è finita lì. Tutti a casa. Inviato della Gazzetta compresa, con le pive nel sacco.
Johnson non parla. Di lui se n’era parlato fin troppo 25 anni fa. E’ sufficiente. Sta di fatto che molto spesso vive in Italia, qualcuno sostiene che di tanto in tanto faccia una capatina a una delle tante aziende di calzature venete che un tempo lo sponsorizzava. Lui come suo costume non spiccica verbo chiede solo di poter vivere, magari in pace e tranquillità.