Corsa e invecchiamento cellulare

Corsa e invecchiamento cellulare

Foto: Verona Marathon

Tra gli innumerevoli vantaggi legati al movimento fisico regolare e costante, vi è anche quello, non trascurabile, del rallentamento dell’invecchiamento. Naturalmente il tempo non si può fermare, ma quante volte vediamo attorno a noi persone la cui età apparente è molto inferiore rispetto a quella anagrafica? Benché una fortunata genetica abbia la sua parte, quasi sempre si tratta di sportivi, o quantomeno di persone che in diversi momenti della loro vita hanno praticato uno sport. Come spiegare questo fatto a livello scientifico? I fattori coinvolti sono più d’uno.

Alcuni lavori scientifici hanno evidenziato come un’attività fisica regolare possa rallentare il cosiddetto “accorciamento dei telomeri”. I telomeri non sono altro che la parte finale del DNA di una cellula (ovvero del suo codice genetico), che subiscono un lieve accorciamento ad ogni replicazione. Dopo un certo numero di replicazioni, la cellula non è più in grado di dividersi, e si ha invecchiamento dei tessuti e morte. Tutto questo rallenta se c’è attività fisica.

Vi sono tuttavia motivi molto più elementari attraverso cui la corsa allunga la vita. Si pensi per esempio alla capacità delle arterie di dilatarsi o contrarsi. Chi corre ammorbidisce il passaggio tra vasocostrizione e vasodilatazione, rendendo più elastiche le pareti arteriose. Questa maggiore elasticità, insieme all’eliminazione di sali e tossine con il sudore, riduce la pressione arteriosa, prolungando la vita e la salute delle arterie stesse, che saranno meno soggette a potenziali danni cardiovascolari (placca). Ma il più forte effetto protettivo dell’attività fisica si esplica attraverso il controllo della glicemia. Se i muscoli, che sono il maggior contenitore di glucosio nell’organismo (sotto forma di glicogeno), si svuotano periodicamente con lo sport, la nostra glicemia (livello di zuccheri nel sangue) ne risentirà positivamente. Potremo così fare un uso più moderato di insulina pancreatica, svilupperemo minor resistenza insulinica a livello periferico, avremo meno sbalzi d’umore, il fegato sarà protetto da steatosi, e soprattutto non accumuleremo grasso (che, ricordiamolo, si deposita per effetto degli sbalzi glicemici e non per la quantità di calorie). Sovrappeso e iperglicemia sono all’origine di decine di patologie infiammatorie, di diversi tipi di cancro e di alcuni disturbi psichiatrici e dell’umore, tra cui la demenza senile. Un motivo in più per infilarci quelle scarpette una volta ancora.

 

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