Fondamentale per il nostro bagaglio motorio, il ruolo della schiena nella pratica del running non va mai sottovalutato. Nel momento della spinta in avanti c’è un adattamento della postura con contrazioni dei muscoli paravertebrali. La schiena è quindi una struttura indispensabile per tutta l’economia di corsa e svolge un ruolo importante nell’assorbimento degli impatti. Sono dunque necessari mobilità ed equilibrio tra le sue parti.
Il rapporto con le gambe
L’equilibrio parte dalle spinte fornite dai piedi. Se un piede è piatto rispetto all’altro si ha un accorciamento funzionale della gamba in questione. In questo caso il piede ruota verso l’interno e fa perdere alla gamba parte della sua lunghezza, con un conseguente squilibrio. Ci possono poi essere diverse lunghezze degli arti. Nella maggioranza dei casi la schiena assume delle curve per compensare. La cosa genera comunque uno stress per le articolazioni sacro iliache nell’arto più lungo. Nel tempo possono crearsi situazioni di mobilità limitata e ripercussioni negative sul nervo sciatico o a livello del pube. Per arginarli si consiglia uno studio della colonna in carico con teleradiogrammi. Spessori nella scarpa o plantari possono aiutare a rendere il movimento meno traumatico.
Nervi e muscoli
La delicatezza della schiena è dovuta alle vertebre, da cui escono le radici che innervano i muscoli. Se ci sono elementi che le comprimono l’infiammazione non si fa attendere molto e la guarigione può avere tempi lunghi. Quando la radice nervosa è infiammata può causare sofferenza, limitare l’attività di tutto il muscolo e di conseguenza il movimento. In questo modo si arriva in fretta al dolore di tipo nevritico. Tale dolore si può collocare a diversi livelli della schiena. Ci possono essere infiammazioni non evidenti che possono condurre a traumi come stiramenti o strappi. È molto importante mantenere la mobilità del rachide, ad esempio con lo stretching.
L’ernia del disco
Quando si tratta di schiena e corsa non si può evitare di parlarne. Si tratta del debordamento o l’espulsione del nucleo polposo di un disco intervertebrale. Se comprime una radice nervosa innesca un dolore che può anche impedire di camminare. Quando la pressione è costante, il muscolo può non contrarsi secondo la volontà dell’atleta. Per evitare di arrivare a questo vanno fatti accertamenti e va valutata la necessità di operarsi. La terapia chirurgica va comunque riservata ai casi in cui l’ernia danneggia i nervi. Ci sono anche atleti senza sintomi particolari. Di solito ci si accorge di queste ernie solo quando compare un dolore improvviso. Al contrario di quanto si sente dire, le ernie del disco non rientrano spontaneamente nella loro sede. In modo più semplice, dopo una fase dolorosa, possono perdere volume e non farsi più sentire. Dopo gli interventi di ernia del disco è possibile ritornare al running senza problemi. Per prevenire in parte questo disturbo può essere molto utile la pratica dell’inversione di gravità, da eseguire con attrezzature adeguate.
La scoliosi
Abbiamo accennato alle curve fisiologiche che la schiena presenta. Quando sono esagerate o si riducono si possono creare squilibri dolorosi. Se nel suo sviluppo la schiena subisce alterazioni sull’asse orizzontale si genera scoliosi, con curvature anomale sul piano laterale. In casi estremi una schiena scoliotica può condurre a deformità con possibili conseguenze negative sui dischi intervertebrali. Il carico si distribuisce male e su una sola zona. Questo a lungo andare sfianca il disco, che degenera. In caso di scoliosi è importante praticare una costante ginnastica di mantenimento, a maggior ragione con l’invecchiamento.
Altri disturbi
La spondilolisi e la spondilolistesi sono due patologie ricordate insieme, perché la seconda può essere conseguenza della prima. La spondilolisi è una situazione congenita di mancato sviluppo delle vertebre posteriori, con effetti negativi, e si è dimostrato come una valida muscolatura paravertebrale possa compensare. La spondilolistesi è lo scivolamento da destra a sinistra tra una vertebra e l’altra. Avviene di solito a livello lombare e le conseguenze possono essere molto negative per la mobilità delle gambe. In situazioni estreme può essere necessaria un’operazione chirurgica. In caso di disturbo modesto, la situazione si può controllare lavorando sul tono muscolare degli addominali. Da evitare, per un buon rapporto tra schiena e corsa, sovraccarichi con i pesi, esercizi di potenziamento con balzi e tutto quello che può costituire un trauma per la colonna lombare.
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