Biomeccanica e infortuni: così ti smonto il runner

Biomeccanica e infortuni: così ti smonto il runner

Gli infortuni non capitano solo ai top runner, anzi. E individuarne cause e soluzioni può essere lungo e complicato.
Su Correre di dicembre vi raccontiamo la disavventura a lieto fine di un podista tediato dal mal di schiena.

Il nostro protagonista è il classico runner che corre perché gli piace e lo fa stare bene nel corpo e nello spirito. Vive in una località di mare e ama correre al mattino sulla spiaggia. Da qualche tempo, però è vessato da forti dolori alla schiena e la sua mobilità va via via riducendosi. Attività banali come alzarsi dal letto sono diventate un problema, ma anche dormire non è facile perché il dolore si presenta puntuale nella regione lombare e sacrale. Nemmeno il cambio di materasso è servito a molto.

La riabilitazione passa da trattamenti decontratturanti, manovre di sbloccaggio e riallineamento, esercizi di mobilità e allungamento muscolare. Senza però guadagnare una soluzione. E proprio come fanno i meccanici quando non riescono a individuare il problema di un’auto, si è deciso di “smontare” il nostro runner, ovvero di analizzare ogni parte del suo corpo.

Il primo test dell’analisi biomeccanica è stato eseguito sul piede. La caviglia non si muoveva bene e il piede non riusciva a lavorare completamente in spinta. Durante la camminata non si verificavano problemi ma durante la corsa, dove era richiesta una forza di spinta maggiore, il corpo in qualche modo doveva compensare questa carenza.

Il primo intervento è stato fatto su tutta la muscolatura paravertebrale, con l’obiettivo di eliminare la rigidità e le diverse contratture che si erano formate nel tempo. Fatto questo si è passato alla fase attiva, ovvero agli esercizi specifici di allungamento muscolare, diventati poi un imprescindibile appuntamento quotidiano. Già dopo il primo trattamento e la prima sessione di esercizi la rigidità era ampiamente diminuita, tanto da permettere al runner di piegarsi e di arrivare quasi a toccare la punta dei piedi.

Il secondo trattamento è stato eseguito sull’articolazione coxo-femerale, sul ginocchio e sul piede per mano di un fisioterapista che ha lavorato secondo i criteri della biomeccanica. Tutto è bene quel che finisce bene, vero, ma per far sì che i benefici siano duraturi, è richiesto un impegno quotidiano: il nostro runner dovrà fare regolarmente esercizi di mobilità della caviglia, del ginocchio e della colonna vertebrale, uniti a molto allungamento muscolare e a un trattamento di richiamo a cadenze regolari.

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