La manifestazione regina tra i city trail è senza dubbio l’Eco Trail de Paris, competizione internazionale che da 8 edizioni propone ben cinque diverse lunghezze e che negli ultimi due anni vanta una media di 2.000 arrivati nella gara più importante, quella sulla distanza di 80 km e circa 1.800 m di dislivello. Tra le donne Simona Morbelli è la protagonista assoluta, con la vittoria del 2014 e la prova maiuscola di quest’anno (20-22 marzo), quando solo una micidiale crisi di stomaco l’ha costretta a finire al terzo posto dopo essere stata in testa fino a un chilometro dall’arrivo.
Su Correre di giugno è Fulvio Massa a duettare con Simona Morbelli in una simpatica quanto interessante intervista. Dal colloquio col suo allenatore possiamo ricavare consigli utili ai tanti runner che stanno pensando di dedicarsi a questa specialità
“L’Eco Trail de Paris è nato per caso – racconta Simona – l’ho trovato e scelto io: volevo qualcosa di diverso, qualcosa che potesse motivarmi veramente. Grandi numeri, grandi nomi e 80 km da tirare al massimo: il suo appeal influenzava pure me”.
E come è andata?
“Volevo fare qualcosa interamente dedicato a me stessa. Facile a dirsi, difficile a farsi. Mi sono allenata da sola e a Parigi ho corso senza alcun supporto… se non quello del mio pazientissimo preparatore, che ha dovuto sopportare ogni mia imprecazione, pentimento e insicurezza. Mi sono allenata in solitudine sulla ciclabile di Aosta, senza amici peacer e rinunciando allo scialpinismo. Sono partita da sola e sempre da sola mi sono fasciata la gamba poco prima dello start. Nessuno ai ristori e perfino Salomon, il mio sponsor, ignaro di tutto. Io, solo io, come in montagna. Responsabile del mio successo così come del mio fallimento”.
“Ricordo ogni attimo di quei giorni: tutto di nascosto, nessuno doveva distrarmi con consigli, prediche, ansie, raccomandazioni. Come avrebbe reagito la mia testa a una corsa di 80 km era un mistero. Da Versailles alla Tour Eiffel tra giardini, parchi, cavalcavia e scalinate. Tutto da scoprire. Esattamente come in montagna. Fantastico. Forse. Quest’anno, invece, sapevamo che sarebbe stato diverso: sia perché l’appuntamento era diventato uno dei miei obiettivi di stagione, sia perché le avversarie avrebbero fatto la gara su di me, in quanto vincitrice. Tutto più impegnativo e stressante psicologicamente”.
L’intervista completa a Simona Morbelli sulle pagine di Correre di giugno.