Tra i podisti molte patologie di strutture particolarmente sollecitate, come i tendini, sono dovute a molteplici motivi e possono essere aggravate da un’alimentazione non corretta. Curare un’infiammazione da un punto di vista prettamente ortopedico, escludendo una visione più ampia che abbracci gli aspetti metabolici, appare oggi poco proficuo.
Le sindromi iperuricemiche
Si tratta di quelle situazioni nelle quali l’acido urico si accumula nel sangue, legate a un alterato catabolismo degli acidi urici. Non occorre arrivare a situazioni limite, come la gotta, per avere effetti negativi su alcune strutture anatomiche. Una sindrome dolorosa di tendini e articolazioni può dar segno di sé o essere esaltata anche quando l’alterazione metabolica degli urati è contenuta: in termini pratici, i valori della uricemia riscontrabili negli esami del sangue rientrano nella normalità, ma sono posizionati verso l’alto.
Le sindromi iperuricemiche possono essere spiegate almeno in base a tre meccanismi che possono agire da sole o in varia associazione tra loro: aumentata biosintesi di acido urico, ridotta eliminazione e ridotta uricolisi.
L’acido urico negli atleti
Di recente ha riacquistato valore l’idea che l’acido urico possa evocare una risposta infiammatoria. Se questo discorso vale in generale, bisogna fare alcune considerazioni a proposito dell’atleta:
– i meccanismi catabolici e anabolici (di degradazione e ricostruzione cellulare) sono più veloci e sollecitano maggiormente organi come il fegato e ancora più il rene;
– l’utilizzo dei tendini e delle articolazioni viene incrementato, tanto che la soglia infiammatoria costituisce un limite facilmente valicabile. Nel soggetto normale la quantità di acido urico presente nell’organismo in forma diffusibile è di circa un grammo e il tasso di rinnovamento quotidiano, mentre nell’atleta questi valori sono spostati verso l’alto, con una necessità di efficienza ottimale a livello di ricambio. Un aumento sistematico dell’acido urico riscontrabile a livello ematico può portare più facilmente a una trasformazione delle cellule di collagene che costituiscono i tendini, con fenomeni di calcificazione frequenti nelle porzioni inserzionali, ovvero quelle maggiormente sollecitate da stress in stiramento
Un aiuto dal cibo
Per un’alimentazione a basso contenuto di purine, che può limitare almeno in parte l’eccesso di acido urico, è necessario escludere tutti gli alimenti che ne contengono in abbondanza (acciughe, sardine, aringhe, crostacei, animelle, fegato, cuore, rognone, cervello, oca, selvaggina, estratto di carne) e limitare sensibilmente quelli a contenuto intermedio (carni, pollame, pesce salumi e insaccati in genere, piselli, fagioli, lenticchie, asparagi, spinaci, cavolfiori, funghi).