Se si studiano da vicino i lavori scientifici sui rischi derivanti da colesterolo alto, senza farsi condizionare dal marketing delle aziende (spesso travestito da comunicazione scientifica), la realtà appare molto diversa da come viene dipinta.
Gli interessi commerciali in gioco, altissimi, hanno portato in trent’anni a far identificare il più grande nemico del cuore nel colesterolo stesso. Il dato è falso: la scienza anche qui ci insegna, attraverso lavori indipendenti o grazie alle revisioni sistematiche della Cochrane Collaboration, (un’istituzione indipendente che valuta solo lavori scientifici impeccabili) che la riduzione del danno cardiovascolare è minima se si riduce il colesterolo mentre, contestualmente, si alza la mortalità per tutte le cause (si vedano i lavori di A. Tamosiunas su PloS One di dicembre 2014, e di T. Hamazaki sugli Ann Nutr Metab del 2015).
Ben più gravi fattori di rischio sono il diabete, l’ipertensione, l’obesità, la sedentarietà, il fumo.
UN ELEMENTO PREZIOSO
Il colesterolo è una molecola molto importante per il nostro organismo. Dal colesterolo si ottenogono il testosterone, gli estrogeni, gli altri steroidi sessuali. E poi gli steroidi anabolizzanti (massa muscolare), il cortisolo (risposta allo stress), la vitamina D (osteoporosi), il coenzima Q10 (funzionalità mitocondriale), alcuni componenti della bile (digestione), una parte delle guaine mieliniche (sistema nervoso). Attraverso il colesterolo, poi, si regola la rigidità della membrana cellulare, che può esporre in misura maggiore o minore i recettori determinando resistenze e permeabilità. Non stupisce dunque il fatto che una riduzione artificiale del colesterolo possa fare di gran lunga più danno rispetto a una sua abbondanza. Che è esattamente ciò che la scienza ci dice.
NEGLI ATLETI
Per uno sportivo ridurre il colesterolo può nuocere fortemente alle prestazioni. Senza alcun dubbio vedere ridotte le proprie dotazioni di testosterone (che regola forza muscolare e “cattiveria” in gara), di cortisolo (che determina umore e motivazione), di steroidi anabolizzanti (crescita muscolare) e di funzionalità nervosa, può provocare indirettamente una forte riduzione prestativa. Ma il più forte danno verso chi fa sport è il blocco (indotto dalle statine) del coenzima Q10, in assenza del quale l’attività dei mitocondri (le centraline energetiche delle nostre cellule muscolari) viene fortemente ridotta. Quando una cellula si trova a dover svolgere un’intensa attività muscolare, come quella richiesta dal gesto sportivo, la minor funzionalità mitocondriale genera dolori muscolari diffusi, stanchezza, rabdomiolisi (rottura delle cellule).