Non è una gara sul ritmo, ma una prova di “tenuta” alla distanza e alla fatica, in cui emerge, come requisito fondamentale, l’adattabilità, fisica e mentale del corridore. A questo mirano i tre programmi riproposti su Correre di maggio per la Pistoia-Abetone, una gara unica, omaggio della nostra rivista alla sua quarantesima edizione, in programma domenica 28 giugno.
In generale:
•la Pistoia-Abetone è una gara da affrontare al termine di un’accurata preparazione, perché la sua lunghezza e il durissimo percorso non perdonano improvvisazione;
•la Pistoia-Abetone non è una gara sul ritmo (nemmeno per i top runner!), ma è una prova di “tenuta” alla distanza, alla fatica;
•requisito fondamentale: l’adattabilità, fisica e mentale, a tratti particolarmente lunghi di salita. A questo aspetto dovranno essere dedicati alcuni dei lavori di “lungo”, che non potranno limitarsi al ritmo del fondo lento, ma dovranno prevedere anche sedute in cui, almeno in parte, il collinare verrà interpretato al ritmo del fondo medio;
Il percorso
Uno sguardo all’altimetria è sufficiente a farci capire con che tipo di corsa si abbia a che fare: sui 50 km del percorso, ben 31 sono in salita.
Salita che in certi punti presenta anche pendenze molto ripide. L’inizio prevede 5 km in leggero falsopiano (ma comunque in salita), che portano all’imbocco del primo passo, quello delle Piastre. Una salita davvero severa, con 9 km che non lasciano respirare e che non presenta zone d’ombra dove poter trovare un po’ di refrigerio (a fine giugno può essere molto caldo). Dopo aver “scollinato” le Piastre, inizia un lungo falsopiano (questa volta in discesa), che porta all’imbocco della seconda salita, quella del passo dell’Oppio, meno lunga della precedente, ma sempre molto impegnativa.
Al 26° chilometro inizia la “vera” discesa, quella che porta all’imbocco dell’Abetone. Questo tratto può generare affaticamento anche in corridori esperti e allenati alla salita, se nel periodo invernale non avranno curato il potenziamento specifico per la discesa, con esercizi per il lavoro muscolare tipico delle nostre gambe quando si corre verso il basso.
La discesa fino alla Lima, infatti, è davvero difficile e “spezza gambe”, a causa di pendenze molto ripide, che vanno ad affaticare ancor di più la muscolatura. La tentazione sarebbe quella di “spingere” e di lasciarsi trasportare dalle pendenze favorevoli, ma contemporaneamente è naturale che cresca la preoccupazione per il gigante che si dovrà iniziare a scalare da lì a pochi chilometri: l’Abetone.
La salita finale verso il passo dell’Abetone comincia al 33° chilometro.
All’inizio la salita è molto dolce, si riesce ancora a spingere bene e a tenere un buon ritmo, ma al 39° chilometro comincia la parte più dura, quella che presenta pendenze che superano l’8%: 7 km davvero duri, con già 40 km impegnativi nelle gambe, il caldo che diventa sempre più opprimente e il traguardo che sembra non arrivare mai. Verso il 46° chilometro le pendenze diventano un po’ più dolci (non superano più il 6%), la vegetazione diventa più fitta e s’incomincia a intravvedere la fine. L’arrivo è davvero emozionante e avviene in uno scenario unico: una vera impresa è stata portata a termine!
I nostri consigli
Sulla base di quanto elaborato a suo tempo da Marco Boffo, ultramaratoneta della nazionale azzurra e allenatore, tra gli altri, di Monica Carlin (quattro volte vincitrice con il record del percorso), su Correre di maggio riproponiamo sostanzialmente la programmazione pubblicata nel n. 342 (aprile 2013), anche alla luce degli ottimi riscontri inviati alla redazione dai lettori che quei programmi avevano provato sulla propria pelle.
Tre programmi rivolti a tre prototipi di corridori:
1 – Un runner di discreto livello (da 2:40-3:00’ in maratona), reduce dalla 100 km Firenze-Faenza (il cosiddetto “Passatore”). La “doppietta” Passatore-Abetone esercita un grande fascino sugli ultramaratoneti, ma quest’anno è resa più difficile dal fatto che la 100 km tosco-romagnola viene disputata negli ultimi 2 giorni di maggio, per cui, in sostanza, si dispone di una settimana in meno di lavoro rispetto al solito, per recuperare lo sforzo della prima prova, rigenerarsi e dedicarsi senza particolari tossine alla preparazione della seconda;
2 – Un runner dello stesso livello del precedente, ma il cui impegno agonistico primaverile si sarà “limitato” andato oltre l’esecuzione di una maratona;
3 – Il terzo programma è invece rivolto a chi non ha una grossa esperienza di “long distance”, ma vorrebbe comunque provarci. D’obbligo una precisazione: la Pistoia-Abetone non è una gara idonea a “debuttare” nelle lunghe distanze. Chi vorrà comunque provare ha a disposizione questo terzo programma d’allenamento il cui obiettivo, sostanzialmente è quello di limitare le difficoltà.
Anche in questa terza ipotesi di lavoro, comunque, si cerca di creare quegli adattamenti muscolari e organici necessari per affrontare una gara così dura e particolare.