App, smartphone e corsa: quando diventa dipendenza?

App, smartphone e corsa: quando diventa dipendenza?

13 Maggio, 2016

Uno strumento che ci ha facilitato la vita è senza dubbio il telefono cellulare. Nessun ragazzo di oggi ha mai usato una cabina a gettoni e forse non l’ha neanche mai vista. I telefonini sono diventati oggetti di cui quasi nessuno riesce più a fare a meno, soprattutto da quando includono tutte le funzioni e applicazioni per cui sono stati catalogati come smartphone (telefoni intelligenti). Per molti farne a meno è diventato davvero impossibile, tanto che l’associazione degli psicologi di New York ha coniato un termine per definire questa vera e propria sindrome da dipendenza: nomophobia (no mobile phone fobia).

Non so se siano gli stessi professionisti quelli a cui fa riferimento un articolo uscito di recente sul New York Times e che denunciano una patologia riguardante invece, nello specifico, i podisti. Gli psicologi riportano come molti runner ricorrano alla loro assistenza per la fobia sviluppata a causa dei troppi dati offerti dagli strumenti che utilizzano per gli allenamenti. Queste persone non riescono più ad andare a correre perché sopraffatte dall’ansia di fare sempre di più. E non si tratta di podisti di buon livello, che devono quindi sottostare a un certo regime di carico, ma di amatori per cui la corsa dovrebbe essere una forma di piacere, divertimento e relax.

Il running si trasforma invece così in una sfida con i “fantasmi presenti dentro gli strumenti”, come cantavano i Police nell’album Ghost in the Machine, del 1981. Il problema non sta naturalmente nei dati, ma nell’interpretazione che ne viene fatta. Sappiamo tutti che è impossibile mantenere a lungo un alto livello di rendimento e che è fisiologico – anzi necessario per fare progressi – che si verifichi un calo dell’efficienza e delle prestazioni. Si devono quindi accettare serenamente responsi cronometrici inferiori al proprio potenziale: in questo contesto è utile non dare troppa rilevanza ai dati strumentali. Se non si è condizionati dai numeri, il cronometro (e con lui i numerosi dati correlati) è semplicemente un supporto. Ma se arriva a influenzare negativamente lo stato d’animo, ritengo sia utile, ogni tanto, lasciarlo a casa.

Il podista non dovrebbe allenarsi e gareggiare “contro” la fisiologia, che si evidenzia con segnali facilmente percepibili sotto sforzo, specie con la respirazione, un atto così vitale che non può essere sottovalutato. Detto questo, la tecnologia è senza dubbio molto utile per migliorare vari aspetti correlati alla corsa e trarne dei vantaggi.

Faccio un paragone con le nostre auto, ricche di accessori che rendono più piacevoli gli spostamenti. Quando si è immersi nel traffico o si è costretti a guidare sempre con il piede sull’acceleratore, l’attenzione è rivolta al trascorrere del tempo, che pare passare sempre troppo in fretta. Invece, quando ad esempio si è in viaggio per una gita, il tempo è percepito in modo diverso, le sensazioni e le emozioni sono più piacevoli. Ecco, ogni tanto bisognerebbe pensare di essere dei podisti in gita.

Articoli correlati

Abc del running: come il corpo si adatta alla corsa

L’adattamento alla corsa è fondamentale per il nostro fisico in tante situazioni. Quando ci si avvicina per la prima volta al running ma anche quando si vogliono migliorare le prestazioni. La corsa, soprattutto negli ultimi anni, sta riscuotendo un enorme successo e sempre più persone si avvicinano con passione a questa disciplina. Succede molto spesso […]

Fondo lento: l’allenamento pilastro del maratoneta

Fondo lento, progressivo lungo, ripetute lunghe e lunghissimo tecnico sono gli allenamenti fondamentali per un buon maratoneta.  Il primo di questi quattro pilastri, il cosiddetto fondo lento è con ogni probabilità l’allenamento più utilizzato dai runner di tutto il mondo, indipendentemente dalla distanza di gara che preferiscono. Capita, però, che il fondo lento finisca per […]

Pizzolato: frattura da stress, infortunio dei tempi moderni

La frattura da stress è un infortunio sempre più frequente tra chi corre. Così non era qualche anno fa. Orlando Pizzolato analizza le possibili cause Potrei nominare almeno venti podisti che negli ultimi mesi hanno dovuto interrompere la preparazione per un’alterazione strutturale a livello osseo, comunemente denominata come frattura da stress. Mai come in questi […]

Impariamo a correre in discesa (come Bolt e Mo Farah)

Per una volta non vi chiediamo di concentrarvi sul ritmo ma sulla corretta esecuzione del gesto, avvantaggiati da una leggera pendenza. Impariamo a correre in discesa ampliando la falcata. Podisti, come correte? Ma soprattutto, col passare degli anni correte sempre allo stesso modo? Siate sinceri, perché la risposta credo già di conoscerla… Un tipico problema […]