Un’infermiera di un ospedale di Toronto ha verificato che i pazienti di un’ala venivano, in media, dimessi prima di quelli ricoverati, con analoghe patologie, dall’altra parte del corridoio. Dapprima non aveva prestato attenzione alla cosa, ma dopo alcuni anni ha fatto una supposizione, poi sottoposta al primario del reparto. I pazienti che guarivano prima erano ricoverati nel lato dell’edificio che si affacciava sul parco, mentre dalle altre finestre si vedeva solo la facciata dell’ospedale.
Il primario ha svolto delle indagini e, essendo podista e maratoneta, ha scovato delle ricerche curiose inerenti la corsa.
Uno studio dell’Università di Stoccolma comparava il rendimento di un gruppo di giovani podisti in pista, su strada e in natura. La ricerca non ha stabilito dove si andava più veloce, ma ha rilevato che, quando i ragazzi correvano nei boschi, facevano meno fatica rispetto all’affrontare la stessa distanza su strada e in pista. I ragazzi dovevano percorrere 7,5 km a un ritmo corrispondente all’80% del loro VO2max, all’incirca l’impegno della corsa media. Il controllo è stato fatto monitorando la loro frequenza cardiaca ed è emerso che all’attraversamento del bosco, su strada pianeggiante e asfaltata (non quindi su sentieri o sterrati), le pulsazioni degli atleti erano più basse, mediamente inferiori di 3,8 battiti (sempre a parità di andatura), rispetto a quando correvano in città e in pista.
Pensando che la corsa in natura avesse una particolare incidenza sotto l’aspetto psicologico, gli stessi ragazzi sono stati poi sottoposti a un altro confronto: hanno svolto la stessa prova su una strada di campagna, immersa nel verde, ma con pochi alberi. È risultato che l’impegno fisico era simile a quello della corsa su strada cittadina e in pista. Lo studio svedese ha rilevato inoltre che la presenza degli alberi nei percorsi di allenamento contribuisce a modificare la percezione del tempo (che si dilata) e della distanza, che invece viene percepita come inferiore.
Una ricerca simile è stata ripresa dall’Università di Ottawa, che ha valutato i luoghi dove la gente preferisce camminare o correre. È emerso che la presenza degli alberi attira più camminatori e podisti, ma che le zone residenziali con giardini alberati, così come le strade e i viali contornati da piante, non ne attirano lo stesso numero rispetto alle strade nei boschi.
Queste due ricerche (ma sono certo che ce ne siano altre simili) hanno determinato che gli alberi, soprattutto quelli a chioma ampia, hanno un’azione calmante sull’attività mentale, non solo degli sportivi ovviamente. Tutti abbiamo sperimentato, in allenamento e in gara, quanto siano “deprimenti” le strade lunghe e diritte, ma se la stessa strada è contornata da un bosco lo stato d’animo è più rilassato, perché la valutazione della distanza è influenzata dalla dimensione degli alberi.
Per non parlare di quando si corre in pista, luogo spossante per chi non riesce a impegnare la propria attenzione su aspetti specifici e cede quindi nella trappola del conteggio dei giri, venendo così sopraffatto da tempo e distanza. Una pista come quella che è stata approntata dalla Nike al Campus di Beaverton, nell’Oregon, suscita emozioni particolari. È incredibile, infatti, correre nel tartan e allo stesso tempo essere immersi in una foresta. Non tutti però hanno a disposizione percorsi boscosi, o immersi nella natura, o piste circondate da paesaggi piacevoli. In questi casi ammiro chi riesce ad andare a correre anche in mezzo nel traffico, su strade contornate da palazzi, o in zone industriali. Non so se qualche ricerca l’abbia mai dimostrato, ma sono certo che chi corre per passione superi limiti e costrizioni.