La corsa è il gesto atletico più naturale che ci sia: anche il bimbo ai primi passi abbozza tentativi per procedere con rapidità. Una volta trovati i giusti equilibri risulta naturale correre, anche veloci, per brevi tratti: è il modo migliore per utilizzare tutti i muscoli in modo armonico ed esaltare quell’esuberanza motoria classica del bambino. Ce ne parla il Dott. Luca De Ponti nello speciale ragazzi, 22 pagine che Correre di aprile dedica all’allenamento dei più giovani.
Proprio attraverso la corsa si possono affinare doti di coordinazione, equilibrio, destrezza e tono determinanti ai fini dello sviluppo neuromotorio. Anche gli equilibri muscolari che interagiscono con lo sviluppo scheletrico sono direttamente correlati alle capacità dinamiche di tipo motorio. Un muscolo tonico e reattivo può fare da guida allo sviluppo osseo e garantire stabilità articolare. Già il cimentarsi su brevi tratti percorsi velocemente è un importante allenamento cardiovascolare e uno stimolo per i muscoli che vengono sollecitati, oltre che dal peso del corpo, anche dall’energia cinetica correlata all’inerzia.
L’allenamento
Dai 5 agli 11 anni va privilegiato l’aspetto puramente ludico ˗ legato all’acquisizione di vari meccanismi neuromotori ˗ a schemi di movimento riproponibili e affinabili più avanti. Già dai 12 anni è possibile spaziare in modo più tecnico, con l’apprendimento di gesti specifici. Dobbiamo ricordare che intorno a questa età c’è una fase critica dello sviluppo del nucleo di ossificazione del calcagno, fatto che può creare situazioni infiammatorie locali con una possibile limitazione funzionale: in questi casi vanno favoriti il riposo e una ripresa graduale in funzione dell’evolversi della sintomatologia.
L’età dello sviluppo
Nel periodo puberale, all’aumentare della secrezione interna di ormoni, la massa muscolare risulta più sensibile agli stimoli allenanti e quindi laddove è necessaria forza c’è un incremento prestativo molto rapido. È opportuno allo stesso tempo tenere conto del fatto che l’apparato osteo-scheletrico non è ancora completamente formato e quindi una massa muscolare particolarmente robusta potrebbe creare danni all’osso, in particolare alle inserzioni tendinee. Nelle specialità aerobiche come la corsa prolungata, un incremento della forza è pure apprezzabile, ma la prestazione è più condizionata dall’evoluzione del sistema cardiovascolare.
In questa fase della crescita è ancora opportuna una strategia allenante basata su diversi stimoli neuromotori: un’esperienza multidisciplinare è più formativa, anche in relazione alla possibilità di valutare propensioni specialistiche. In generale, questo periodo può essere quindi importante a livello educativo e anche per capire quali discipline possono risultare le più adatte alle potenzialità del giovane.
Dopo i sedici anni
Chi svolge una pratica agonistica è costretto ad allenamenti di un certo impegno, che vanno comunque dosati e incrementati con una programmazione ad ampio respiro, tenendo conto che la maturazione completa di un atleta si raggiunge in media intorno ai 25 anni, con l’innalzarsi di questo riferimento se parliamo di specialità prettamente aerobiche. Miglioramenti repentini nelle performance non sempre sono ben assimilabili, mentre un lavoro costante e ben articolato risulta essere più proficuo ai fini di una solida maturazione atletica.