La maratona è ormai diventata una gara–simbolo, con partenze sempre più affollate, anche da podisti che Madre Natura indirizzerebbe verso altri tipi di sforzo. Come adattare la preparazione in relazione alle componenti fisiologiche individuali?
Non tutti i corridori sono naturalmente predisposti alla corsa di resistenza, non solo e non tanto dal punto di vista della taglia corporea, quanto piuttosto per le componenti fisiologiche.
Ci sono fibre muscolari adatte per correre a lungo e altre che non sono specifiche per la corsa aerobica. I runner portati per le lunghe distanze dispongono di tante fibre muscolari rosse. Altri, invece, di fibre rosse ne hanno meno, compensati in questo da una maggiore presenza di fibre bianche. Proprio a quest’ultima categoria appartengono i corridori che, più degli altri, soffrono a sostenere gli sforzi prolungati, che vanno contro la loro natura.
Il runner dotato di una minore quantità di fibre rosse esaurirà prima il glicogeno muscolare e sarà costretto a rallentare l’andatura. Dovrà impostare un’andatura iniziale molto agevole e potrebbe spezzare la seduta con qualche micro pausa di non più di 2′, in cui svolgere esercizi di allungamento. Questa pausa, anche quando non riesce a far rigenerare le energie, è comunque utile, perché consente di alleggerire l’impegno cardiaco e respiratorio.
Quanto descritto si riferisce a podisti che hanno un differente sistema metabolico dovuto a una diversa composizione muscolare. Gli stessi accorgimenti possono essere adottati anche tra podisti con primati personali (recenti!) di poco diversi. Questo è il tema trattato da Orlando Pizzolato su Correre di aprile, in un servizio che prosegue con i consigli sugli accorgimenti da adottare nelle sedute intervallate, nella corsa media, nel corto veloce e negli allenamenti in progressione.