Esperienza, intuizioni e coraggio: le abilità del bravo allenatore

Esperienza, intuizioni e coraggio: le abilità del bravo allenatore

Foto Giancarlo Colombo

Se a cento runner italiani chiedessi chi è Sara Dossena, probabilmente tutti indicherebbero la triatleta e podista arrivata sesta alla maratona di New York 2017. Se agli stessi corridori chiedessi chi è Allie Kieffer, forse nessuno direbbe che si tratta dell’americana giunta quinta nella stessa gara (e con lo stesso tempo di Sara Dossena). Se per l’italiana l’esordio è stato un grande successo, per la statunitense la prestazione è stata altrettanto ragguardevole, visto che aveva un personale di 2:55’30”. Sara Dossena per noi è una campionessa famigliare, mentre non conosciamo Allie, ma negli USA la Kieffer è un vero personaggio che, dopo New York, ha ottenuto un elevato contratto di sponsorizzazione (si parla di 200.000 dollari all’anno più i bonus) con un’azienda di abbigliamento sportivo.

Anche la vittoria olimpica di Stefano Baldini ad Atene 2004, con l’anomala evoluzione della fuga del brasiliano De Lima, può essere interpretata in modi differenti a seconda dei punti di vista. Il successo di Stefano per noi è indiscutibile. Per i brasiliani non è stato così e non si tratta solo di campanilismo: un approfondimento tecnico svolto dai cariocariporta che De Lima, senza lo stop forzato causato dal prete irlandese Neil Horan, avrebbe vinto con un probabile vantaggio di 9-12”.

I punti di vista diversi sono opportunità che dovrebbero indurre a riflettere sul fatto che ciò che noi pensiamo sia davvero corretto e non influenzato da condizionamenti, soggettivi e oggettivi. Daniel Kahneman, psicologo israeliano e premio Nobel per l’economia nel 2002, ha scritto un libro interessante – Pensieri lenti e veloci – con il quale invita a non farsi influenzare dalla prima impressione che colpisce la nostra mente, ovvero dalle conclusioni (spesso discutibili) cui giunge il cosiddetto pensiero veloce.
Per trasportare questa situazione nell’ambito degli allenatori del mondo podistico, potremmo dire che il pensiero veloce si mette subito in moto quando ci si trova a discutere di una specifica seduta sostenuta da un atleta forte. A impressionare sono sempre i dati: le andature svelte, i molti chilometri percorsi o tempi di recupero impensabili.

“Impressionante, mostruoso, incredibile”, sono alcune delle parole che emergerebbero a commento. Se si osservassero invece questi numeri dopo avere letto il libro di Kahneman, si procederebbe con un atteggiamento di noncuranza, non per snobismo ma perché un giudizio immediato sarebbe condizionato dall’emozione del momento. Un allenamento o una serie di sedute impressionanti sono il risultato di un periodo di preparazione ed è proprio ciò che non viene riportato che dovrebbe destare più curiosità. Sono gli stimoli sostenuti nel corso delle settimane precedenti al periodo di forma che hanno consentito all’atleta di arrivare a esprimere un tale potenziale.
Nelle mie conversazioni con vari allenatori sulle prestazioni dei loro atleti emergevano praticamente sempre gli aspetti sfavorevoli incontrati nel corso degli allenamenti, i momenti in cui la programmazione doveva essere modificata e adeguata in base allo stato di efficienza dell’atleta. Una preparazione non si evolve quasi mai così come è stata pensata dal tecnico, perché si presentano quasi sempre elementi di disturbo.

L’abilità dell’allenatore emerge proprio quando si devono modificare i programmi, nelle situazioni d’incertezza. In questi casi i veri professionisti mettono in discussione se stessi, perché devono trovare soluzioni adeguate. Un famoso preparatore ha scritto: “Le intuizioni derivano da esperienze, risultati e sensazioni del passato, perfezionando la propria arte in un’evoluzione senza fine; un metodo che non consente mai di utilizzare la stessa soluzione più di una volta. In effetti, un artista non dipinge mai due volte la stessa immagine

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