Lo Speciale Ragazzi che Correre di aprile dedica all’attività dei più giovani si apre con l’autorevole intervento di Cosimo Schinaia, psichiatra, già primario presso il Dipartimento di salute mentale di Genova e psicoanalista, membro ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana e full member della International Psychoanalytical Association.
“Se pensiamo a come i futuri genitori avvertano l’attività motoria spontanea del feto attraverso l’utero come sinonimo di vita e benessere (che va di pari passo con il giudizio di sanità che viene dato dai medici) e a come, al momento del parto, sia il pianto, conseguenza della prima respirazione, a segnalare l’inizio della vita sociale del neonato, ci rendiamo conto dell’enorme significato non solo organico, ma simbolico e culturale, che il movimento assume.
Il bambino ha organicamente tanto bisogno di movimento in termini assoluti e profondi, quanto del dormire e del mangiare: è necessario che si agiti, che gridi, che respiri violentemente, che si lasci andare alle attività esplosive del gioco. Il bambino ha inoltre bisogno di percepire il movimento; l’essere cullato ritmicamente è per lui segnale di vitale protezione, così come l’arresto o l’improvvisa accelerazione di un movimento possono essere vissuti come segnali di minaccia.
Libera e priva di obiettivi specifici, l’attività spontanea non è sostituibile con un corso di ginnastica o con l’allenamento a uno sport, perché è la sola che precisamente riesca a mettere in gioco tutti i muscoli del corpo in un utilissimo disordine. Possiamo affermare che il movimento sia l’unico supporto che possa essere validamente utilizzato dall’uomo dalla vita intrauterina fino alla vecchiaia”.