Record del mondo per Duplantis e Tsegay

Record del mondo per Duplantis e Tsegay

18 Settembre, 2023
Foto: Matthew Quine/Diamond League AG

A Eugene (USA), nelle finali della Diamond League, arrivano i primati mondiali dei 5.000 femminili (Gudaf Tsegay, 14’00”21) e del salto con l’asta maschile (Armand Duplantis, 6,23 m).  Ingebrigtsen: doppio record europeo nel miglio () e nei 3.000 m (7’23”63). Azzurri: Andy Diaz primo nel triplo, quarti Dariya Derkach (triplo) e Leonardo Fabbri (peso), seste Ayomide Folorunso (400 hs) e Roberta Bruni (asta).

Chiusura col botto, anzi: con due botti! A Eugene (USA), le due giornate delle finali di Diamond League, che nel fine settimana 16-17 settembre hanno chiuso la stagione stellare dell’atletica mondiale, hanno consegnato alla storia due record del mondo: quello sui 5.000 m femminili dell’etiope Gudaf Tsegay (14’00”21) e l’ennesimo centimetro in più di Armand Mondo Duplantis: 6,23 m nel salto con l’asta.

Gudaf Tsegay: record del mondo dei 5.000 metri

Quando la kenyana Faith Kipyegon, a Parigi, aveva portato il record mondiale dei 5.000 m a 14’05”20, in pochi avrebbero pensato che quel limite del mezzofondo femminile potesse essere battuto così presto. L’etiope Gudaf Tsegay, invece, domenica 17 settembre ha corso la distanza in 14’00”21, aiutata da pacemaker di livello eccezionale, come le statunitensi Johnson (primi 1.000 metri in 2’28”08) e Cranny (5’37”34 ai 2.000 m), ma soprattutto la giovanissima etiope Birke Haylom, il cui 8’26”03 ai 3.000 m sarebbe primato del mondo per le categorie under 20 e under 18, se avesse terminato la gara. Dietro la neo-primatista del mondo, la keniana Beatrice Chebet ha avvicinato il precedente primato mondiale chiudendo in 14’05”92. 

Armand Duplantis: record del mondo nel salto con l’asta

Ha vinto la gara con tre salti senza errori fino a 6,02, poi ha chiesto di portare l’asticella a due centimetri in più del suo record del mondo outdoor, stabilito proprio qui, sulla pedana dell’Hayward Field, nella finale dei Mondiali 2022 (6,21 m): centro al primo colpo, 6,23 metri, un centimetro in più del limite mondiale indoor di 6,22 m ottenuto dallo svedese a Clermont-Ferrand (FRA) nell’inverno scorso. È la tredicesima gara che Duplantis termina oltre i 6 metri nel solo 2023.

Gli azzurri

Foto: Marta Gorczynska/Diamond League

Dopo la rinuncia già nota da tempo di Gianmarco Gimbo Tamberi e il forfait “last minute” di Larissa Iapichino per risentimento muscolare, sono rimasti in cinque gli azzurri capaci di raggiungere le finali della Wanda Diamond League:

Andy Diaz, nel salto triplo, è campione della Diamond League per il secondo anno consecutivo, in virtù del salto a 17,43 m (+0.1) che gli ha permesso, sabato 16 settembre, di ottenere la terza vittoria nel massimo circuito dopo quelle del Golden Gala di Firenze (con il record italiano a 17,75 m) e a Xiamen. Il tutto, nonostante le difficoltà per raggiungere gli Stati Uniti: «Il viaggio è stato difficile, siamo arrivati soltanto diciotto ore prima della gara perché abbiamo ricevuto il visto soltanto questa settimana, ma ce l’abbiamo fatta, abbiamo vinto questo secondo diamante consecutivo – le parole di Diaz da Hayward Field, accompagnato dal suo tecnico Fabrizio Donato – Ci siamo riconfermati a questi livelli, nonostante una finale che non si annunciava facile, con soli cinque atleti, e quindi poco tempo per recuperare tra un turno e l’altro. Abbiamo provato a gestirla ‘passando’ qualche salto ed è andata alla grande. Abbiamo chiuso la stagione in bellezza e adesso… speriamo di poterci vedere a Parigi!». 

Leonardo Fabbri, quarto nel getto del peso con 22,31 m, seconda prestazione della carriera a soli tre centimetri dalla misura che gli ha consegnato il podio iridato un mese fa, e quarta prestazione assoluta italiana dopo Alessandro Andrei (22,91), Zane Weir (22,44) e il suo 22,34 di Budapest. Gara e Diamond Trophy vinti per la terza volta dallo statunitense Joe Kovacs, alla miglior gara dell’anno con un favoloso 22,93;

Dariya Derkach, quarta nel salto triplo con il primato personale di 14,52 m (+ 0,8) ottenuto all’ultimo salto, che vale anche un quarto posto nelle liste italiane all time dopo Magdelin Martinez (15,03 m), Simona La Mantia (14,69 m) e Fiona May (14,65 m).

Ayomide Folorunso, sesta nei 400 m a ostacoli in 54”68 nella gara vinta dall’olandese campionessa del mondo Femke Bol in 51”98. Con questo tempo che è il suo ottavo dell’anno e undicesimo di sempre, per “Ayo” si chiude la stagione della definita consacrazione tra le migliori del mondo;

Roberta Bruni, sesta nel salto con l’asta, dove sceglie di fermarsi a scopo precauzionale per un fastidio al bicipite femorale, dopo aver saltato 4,56 alla terza e sbagliato 4,71 alla prima, il tutto al termine di una settimana caratterizzata anche dall’influenza. 

Domenica, nella seconda giornata di finale, saranno impegnati altri due azzurri: alle 22.04 italiane Ayomide Folorunso nei 400hs, alle 23.09 l’argento mondiale Leonardo Fabbri nel peso.

Il mezzofondo

Foto: Matthew Quine/Diamond League AG

Jakob Ingebrigtsen, sigilla il suo 2023 con una doppietta di record europei “miglio-3.000 m”, quest’ultimo con l’ennesimo “spalla a spalla” della stagione, questa volta con l’etiope Yomif Kejelcha: solo un centesimo a separare i due finisher. Con 7’23”63 Ingebrigtsen migliora il 7’24”00 di Parigi, trascinando Kejelcha al record nazionale di 7’23”64 e alla quarta prestazione di sempre sulla distanza. In scia, arriva il record americano per Grant Fisher (7’25”47), in una gara con sette atleti sotto i 7’30”. A chiusura di stagione, Ingebrigtsen conta sette record europei nella stagione outdoor (2 nei 1.500 m, 2 nei 3.000 m, uno nel miglio, il record mondiale nei 2.000 m e la migliore prestazione mondiale sulle 2 miglia).

Nel miglio di sabato, il norvegese aveva affrontato, per la seconda volta nella storia, il confronto storico con Hicham El Guerrouj, che al Golden Gala del 1999 firmò il record del mondo con 3’43”33. Nella pista che fu teatro delle imprese di Steve Prefontaine, Ingebrigtsen ha sfiorato l’impresa con un 3’43”73, un tempo che demolisce il primato europeo di un mito come il britannico Steve Cram, che nel 1985 aveva corso in 3’46”32. A fare da stimolo lo statunitense in ascesa Yared Nuguse (3’43”97, record continentale), bravissimo a tenergli testa fin sul rettilineo conclusivo. 

800 m donne – All’ultimo appuntamento della stagione Athing Mu ritrova definitivamente la migliore condizione e vince il duello con Keely Hodgkinson con 1’54”97, con cui migliora il già suo record USA, che è anche il mondiale stagionale. Gara spettacolare, che produce i primati nazionali anche per la britannica Hodgkinson (1’55”19, decima di sempre al mondo) e la giamaicana Goule-Toppin (1’55”96), con la campionessa del mondo Mary Moraa solo quarta (1’57”42). 

800 m uomini. Migliore prestazione mondiale dell’anno anche negli 800 maschili, vinti dal keniano argento iridato Emmanuel Wanyonyi: primo sub-1:43 dell’anno con 1’42”80 e rivincita sul campione mondiale Marco Arop (al record canadese in 1’42”85), con l’algerino Sedjati terzo col primato personale a 1’43”06.

1.500 m donne – La regina è sempre Faith Kipyegon, che al doppio oro mondiale e al triplo record del mondo aggiunge la vittoria in Diamond League con un tempo, 3’50”72, che non è lontano dal suo record del mondo di Firenze: 3’49”11. 

3.000 m siepi donne – Winfred Mutile Yavi (Bahrain) ottiene la seconda prestazione di sempre con 8’50”66, peggiore soltanto dell’8’44”32 corso dalla keniana Beatrice Chepkoech a Montecarlo nel 2018, quella Chepkoech che in questa finale arriva seconda in 8’51”67.

3.000 a siepi uomini – Assenti i big, il diamante se lo aggiudica il keniano Simon Kiprop Koech (8’06”26).

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