Continuiamo la nostra riscoperta dei classici moderni dedicati alla corsa da riscoprire in questi giorni di isolamento forzato. Il libro di questa settimana è un romanzo a firma di Jean Echenoz dal titolo semplice, Correre. Che racconta però la storia della vita di Emil Zátopek, il corridore forse più straordinario di tutti i tempi. Passato alla storia dello sport con il soprannome di Locomotiva umana, è ricordato soprattutto per i suoi risultati alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, alle quali vinse tre medaglie d’oro: nei 5.000 m, nei 10.000 m e nella maratona. Quello della sua esistenza, però, è anche un racconto straordinario che travalica i confini dello sport, rendendo l’atleta un simbolo di forza e resistenza alla dittatura. Il regime sovietico, infatti, tentò invano di fermarlo.
Quel motore eccezionale
La narrazione della vita di Emil Zátopek prende le mosse dai Giochi interalleati di Berlino del 1946. Vedendo dietro il cartello dedicato alla Cecoslovacchia un solo atleta male in arnese, tutti ridono. E quando quell’atleta, che non si è accorto della convocazione, attraversa lo stadio come un pazzo urlando e agitando le braccia, i giornalisti estraggono avidi i taccuini. Ma poi, quando nei 5.000 m, pur avendo già un giro di vantaggio non smette di accelerare e taglia il traguardo in solitudine, gli spettatori scoppiano in un boato. Il nome di quel ragazzone biondo che sorride sempre non lo dimenticheranno più: Emil Zátopek. La sua aria mite e gentile è una trappola: da quando ha scoperto che correre gli piace, nessuno l’ha più fermato. Il fatto è che vuole sempre capire fin dove si può spingere. Lo stile non gli interessa, corre come uno sterratore, il volto deformato, senza preoccuparsi dell’eleganza. È dotato, semplicemente, di un motore eccezionale sul quale ci si sia scordati di montare la carrozzeria.
Corsa contro il regime
Nel giro di pochi anni e di due Olimpiadi Emil diventa invincibile. Una vera e propria leggenda. Nessuno può fermarlo: neppure il regime, che invano lo spia, limita le sue trasferte, distorce le sue dichiarazioni. Emil corre, corre sempre. Corre contro il suo declino, e sorride. Anche nelle miniere d’uranio dove lo sbattono perché ha sostenuto Dubček, anche mentre insegue a brevi falcate il camion che raccoglie la spazzatura a Praga. Nemmeno Mosca può fermarlo. Come un film proiettato a velocità doppia, il romanzo di Echenoz attraversa quarant’anni della vita di Emil Zátopek: un destino eccezionale eppure misteriosamente simile al nostro. Che sorvola le onde della Storia, appassiona e commuove. Il tutto attraverso una scrittura limpida, su cui aleggia una leggera ironia che per Echenoz è solo un affetto pudico.