Alcuni anni fa erano diventate una vera e propria moda e sembravano destinate a erodere in breve tempo una robusta fetta di mercato alle calzature più tradizionali. Ora, invece, l’orizzonte di vendita di questi modelli “essenziali” appare in contrazione nel running tecnico, dove si registra un ritorno del comfort e dell’ammortizzazione. Ecco comunque lo “stato dell’arte” di un’ottima idea tutta italiana.
Dopo l’analisi di Huber Rossi che ha affrontato i pro e contro sull’utilizzo delle scarpe minimaliste, passiamo la parola a Filippo Pavesi, l’esperto per Correre di calzature tecniche. Sul numero di luglio il dibattito è aperto ed è sviscerato in ogni dettaglio.
Alcuni dei più apprezzati specialisti del running, hanno sfornato intere collezioni di modelli minimalisti. “Avendo provato (con somma cautela) diverse scarpe minimal, di quasi tutti i tipi e un po’ di tutti i marchi, posso confermare che correre con le migliori di queste è un gran bell’andare – rivela Pavesi – la sensazione di sentire il piede libero, che si protende a cercare il terreno nell’imminenza dell’impatto, per poi andare a spingere in libertà, è entusiasmante. Ma, d’altro canto, devo anche ammettere che ho imparato che i miei tendini di Achille entrano ben presto in grossa crisi”.
D’altro canto, più in generale, pare che la pretesa di sostituire le scarpe minimaliste alle altre scarpe da running possa oggi dirsi sostanzialmente accantonata. Una ragione è che la maggior parte di coloro che corrono cerca soprattutto il confort, che deriva innanzitutto dalla maggior ammortizzazione possibile. Per questo, da alcuni anni, il pendolo dell’evoluzione delle scarpe sportive sta oscillando in direzione della massima ammortizzazione; infatti, con sempre maggior frequenza, arrivano sul mercato nuovi modelli attrezzati con suole di spessore anche doppio, o comunque maggiorato, in favore dell’ulteriore aumento di confort e ammortizzazione.