Nelle attesissime finali della 4×100, gli azzurri si battono al meglio contro gli Usa fino all’ultimo. Quarte le azzurre. Entrambe in finale le staffette 4×400, le azzurre anche col record italiano. Serata no per Claudio Stecchi (asta, nono) e Nadia Battocletti (5.000 m, sedicesima). In mattinata, nella maratona condizionata dal caldo è dodicesima Giovanna Epis.
Il momento tanto atteso è arrivato: la resa dei conti, remake atletico della “sfida all’O.K. Coral” di Tokyo 2020-21 tra le staffette veloci di Italia e USA. Gli statunitensi per due volte fanno di tutto per perdere il testimone mentre sui cambi l’Italia lavora di fino e lancia un Filippo Tortu di nuovo in grande forma. Gli Stati Uniti si impongono in 37”38 davanti all’Italia, che con 37”62 sigla il secondo tempo italiano di sempre dopo il 37”50 dell’oro olimpico e precede la Giamaica (37”76), la Gran Bretagna (37”80) e il Giappone (37”83).
Un argento che sa di “ripartenza”, per il quartetto composto da Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu.
Per l’Italia si tratta della medaglia numero 4 in questa edizione, come non accadeva dal 2001. Nella 4×100 femminile c’è il miglior piazzamento italiano di sempre con il quarto posto in 42”49 per Zaynab Dosso, Dalia Kaddari, Anna Bongiorni e Alessia Pavese.
Le altre finali degli azzurri
5.000 m donne: Nadia Battocletti sedicesima, Faith Kipyegon nella storia.
Dopo tre record mondiali (1.500, miglio e 5.000 m) e due titoli iridati (1.500 e, appunto, 5.000 m), il tutto in una sola estate, Faith Kipyegon può considerare definitivo il posto nella storia che il 2023 le consegna, soprattutto perché alle sue spalle, di un paio di metri soltanto, c’è quella Sifan Hassan che quel posto le ha sempre conteso e le contenderà ancora a Parigi 2024.
Il finale, infatti, è incandescente: 14’53”88 per Kipyegon, 14’54”11 per la campionessa olimpica Sifan Hassan, bronzo all’altra keniana iridata del cross, Beatrice Chebet (14’54”33).
Il tutto al termine di una gara a singhiozzo, “alla keniana” si sarebbe detto un tempo: primi mille metri in 2’55”, poi freno a mano tirato fino ai 3.000 m: 6’04”/2.000 m (3’09”) e 9’16/3.000 m (3’12”). La gara si accende nell’ultimo chilometro (passaggio in 12’13”, 3’01”/4.000 m); in quel momento Nadia Battocletti perde contatto, con un ritardo che aumenta senza riuscire a rispondere al cambio di ritmo delle avversarie, e taglia il traguardo al sedicesimo posto, in 15’27”86.
L’espressione stravolta della trentina sul traguardo fa temere agli appassionati con buona memoria un’altra crisi di asma come quella che la colse alla Cinque Mulini 2022, ma al microfono RAI di Elisabetta Caporale la nostra miglior mezzofondista confessa di non saper dare una spiegazione all’impasse evidenziata nel momento in cui le battistrada hanno cambiato marcia: «Ero convinta che avrei cambiato a mia volta ritmo e invece mi sono ritrovata con le gambe che non giravano. Mi scuso con tutti, scusatemi!», conclude tra le lacrime.
Maratona donne: Giovanna Epis dodicesima
La mattina di sabato 26 agosto si era aperta con una maratona femminile svolta in condizioni di caldo elevato. A vincere, in 2:24’23”, è stata la trentatreenne etiope Amane Beriso Shankule (seconda quest’anno a Boston) in 2:24’23” con allungo in progressione dal trentunesimo chilometro in poi. La cifra della difficoltà di interpretazione della gara in queste condizioni è evidenziata anche dal primato personale della vincitrice: 2:14’58”. Con lei sul podio le connazionali Gebrselase e Yehualaw.
Grande gara di Giovanna Epis, dodicesima (e terza europea) in 2:29’10”.
Asta Uomini: Duplantis vola, cinque atleti in gara a sei metri, Stecchi nono
Una gara di salto con l’asta come se ne sono viste poche nella storia, con cinque atleti che arrivano a presentarsi in pedana a tentare i sei metri. Vince, manco a dirlo, Armand Duplantis (SWE), con 6,10 m, prima di concedere al pubblico tre tentativi di attacco al record mondiale di 6,23 m. Ci prova fino all’ultimo il filippino Ernest John Obiena, che con 6 metri stabilisce il record continentale asiatico. Bronzo all’australiano Kurtis Marschall a quota 5,95 m. Nella lista dei “6 metri tentati” vanno ricordati anche lo statunitense Christopher Nilsen, quarto con 5,95 m e il francese Thibaut Collet, quinto con 5,90 m.
Non è serata per Claudio Stecchi, che accusa un dolore al piede emerso alla prima rincorsa e avvertito per tutta la gara: è nono con 5,75 m alla terza prova, poi tre errori a 5,85 m.
Le altre gare degli azzurri
4×400 m uomini e donne, qualificazioni: Italia in finale con entrambe le squadre
Nella storia dei Campionati mondiali, per la prima volta l’Italia è presente nelle finali di tutte e quattro le staffette, le due 4×100 e le due 4×400. Nella “staffetta sul miglio” va in finale di diritto il team italiano, terzo in 3’00”14 (terzo tempo italiano di sempre dopo i due dei Giochi di Tokyo) con Davide Re, Edoardo Scotti, Lorenzo Benati e Alessandro Sibilio, costretto in ultimo a fare a sportellate con il rappresentante del Kenya per difendere la posizione.
L’Italia torna così in finale, a quattro anni da Doha 2019. Quattro squadre sotto i tre minuti nella prima batteria: gli Stati Uniti (2’58”47) insidiati fino al traguardo dalla sorprendente India (primato asiatico in 2’59”05), ma anche Gran Bretagna e Botswana, entrambe a 2’59”42, con il quinto posto del Giappone (3’00”39).
Il quartetto femminile con Alice Mangione, Ayomide Folorunso, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan corre in 3’23”86 migliorando di oltre un secondo, dopo sette anni, il primato italiano di 3’25”16 stabilito alle Olimpiadi di Rio (Chigbolu, Spacca, Folorunso e Grenot). Si piazzano al terzo posto in batteria le azzurre, qualificate di diritto a seguito della squalifica degli Stati Uniti d’America, alle spalle di Gran Bretagna (3’23”33) e Belgio (3’23”63)
Sia le ragazze che i ragazzi della 4×400 conquistano un posto in finale: è la prima volta che l’Italia riesce nell’impresa di portare in finale tutte e quattro le formazioni!
Il quartetto con Alice Mangione, Ayomide Folorunso, Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan corre in 3:23.86 migliorando di oltre un secondo dopo sette anni il primato di 3:25.16 che risaliva alle Olimpiadi di Rio (3:25.16 con Chigbolu, Spacca, Folorunso e Grenot). Le azzurre si piazzano al terzo posto in batteria, qualificate di diritto come il team maschile con Davide Re, Edoardo Scotti, Lorenzo Benati e Alessandro Sibilio in 3:00.14.