“Non ci alleneremo per partecipare, ma per vincere”. Alex Schwazer e Sandro Donati non si nascondono e puntano subito in alto: l’obiettivo è Rio 2016.
Il marciatore altoatesino, squalificato per positività all’Epo prima dei Giochi di Londra 2012, annuncia la sua intenzione di riprovarci, di tornare a marciare e a gareggiare. Per farlo non ha scelto una strada facile, ha deciso al contrario di affidarsi a Sandro Donati, il tecnico simbolo della lotta al doping. A garantire la trasparenza dell’intera operazione c’è Libera di don Luigi Ciotti.
“Mi sono rivolto al professor Donati per la sua enorme credibilità, per le sue battaglie decennali contro il doping. Lo ringrazio perché non pensavo avrebbe accettato, siamo solo all’inizio, ma senza di lui non so se sarei tornato. Ho dato disponibilità a tutto, a Donati e a tutti gli altri collaboratori dello staff: ciò che mi diranno di fare, io farò”.
Schwazer verrà monitorato 24 ore su 24, sottoposto a controlli costanti e periodici, in modo da accertare ogni variabilità. “Non ci sarà finestra oraria – ha spiegato Donati – l’ora quotidiana in cui un atleta si rende disponibile per il controllo. Alex sara disponibile in ogni momento”.
L’accoppiata Schwazer-Donati sarà affiancata da Mario De Benedictis, fratello e tecnico di Giovanni, bronzo a Barcellona ’92. “Sono molto emozionato – ha confidato il tecnico – in queste notti ho faticato a prendere sonno. Io sono anche un insegnante e ho subito pensato a cosa racconterò ai miei bambini. Beh, io sono sicuro che questa sarà una bella esperienza educativa. Lanceremo un bel messaggio”.
“La cosa importante di questo progetto – ha detto Alex – è che in teoria ci sono molte cose che si possono fare nella lotta al doping e che invece, per vari motivi non vengono fatte. Noi tutte queste cose le metteremo in pratica. Attraverso questo progetto vorrei emergesse una cosa: che facendo vita da atleta, con un po’ di talento e tanto allenamento i risultati si possono raggiungere. Che si può andare forte anche senza doping”.
Alex Schwazer si trasferirà a Roma e andrà a vivere a poca distanza dell’Acqua Acetosa dove si trova il laboratorio per le analisi. Come anticipato dalla sua manager Giulia Mancini, sarà lui in prima persona a sostenere tutte le spese. Non solo vitto e alloggio, ma anche l’utilizzo degli impianti sportivi e le spese per i controlli medici.
“Mi dicono: Roma è una bella città, ma se Donati fosse in Siberia io andrei in Siberia”.
La squalifica scadrà ad aprile 2016, prima di allora Schwazer (a meno di sospensioni anticipate) non potrà partecipare ad alcuna manifestazione sportiva: “Non posso gareggiare ma condurremo dei test e chiederò ai miei ex compagni di farli insieme. Sono 3 anni che non gareggio e nella 50 km questo vuol dire. Io ho bisogno di fare gare, fare distanze. Sono convinto di tornare ai miei livelli, ovvio, non so in quanto tempo”.
“Lo so, non a tutti piace questa notizia. Per vari motivi. So che nei confronti dei miei ex compagni questa non è propriamente un’operazione-simpatia ma posso assicurare che io in gara non andrò con il freno a mano tirato. Purtroppo non posso cancellare il passato, quello che è successo è successo ed ho ripetutamente chiesto scusa per quel che ho fatto. Ora voglio andare oltre: voglio dimostrare che so marciare pulito. Con un progetto così sono sicuro che saprò andare oltre la soglia della fatica”.
Paura del fallimento? “No. non ho questa paura. Troverei più triste finire così, da grande dopato. Sono molto più motivato ora che non alla vigilia di Londra 2012”.