La gestione dei segnali forniti dal corpo è parte del bagaglio tecnico dell’atleta, ma alcune indicazioni di massima possono essere tenute presenti da tutti per interpretare al meglio la propria condizione fisica.
Nell’ampia panoramica dell’infortunistica e dei sintomi che possono anticiparla, ci sono delle situazioni per le quali è opportuno concedersi una pausa più o meno prolungata, con motivazioni che sono spesso diverse.
Insieme a Luca De Ponti specialista di ortopedia, sul numero di luglio di Correre vediamo di capire quando è necessario fermarsi e cosa si può fare durante questo periodo.
Il legame con l’età
Per un atleta che si dedica da tempo a un’attività come la corsa la possibilità di fermarsi per un discreto periodo in relazione a eventi di carattere infortunistico è tanto meglio gestibile quanto più giovane è la sua età.
È più facile fermarsi e riprendere per un giovane, mentre nei casi di atleti over le pause devono essere decise con attenzione, riservando le soste prolungate a infortuni che richiedono effettivamente tempi lunghi di guarigione.
A cosa fare attenzione
Ci sono situazioni nelle quali condizioni di affaticamento generale o psichico possono essere causa di infortuni più o meno gravi: sta alla sensibilità dell’atleta, andando al di là di uno spirito di sacrificio talvolta vano, il capire come diminuire o sospendere momentaneamente il carico allenante.
Una delle doti che distinguono un buon atleta è proprio quella di saper ascoltare le sensazioni del proprio corpo, prima, durante e dopo l’impegno fisico. Una qualità non da tutti, che può essere gestita per dosare l’allenamento e l’impegno da profondere in quel determinato momento.
Tempi biologici di guarigione
Vanno rispettati. I processi riparativi richiedono tempo per sanare un danno e affrettare il recupero vuol dire creare i presupposti per ricadute, recidive, mezze guarigioni che risultano alla fine inconcludenti.
Su Correre di luglio maggiori approfondimenti sul tema con le tipologie di infortunio e le tempistiche di recupero. A cura di Luca De Ponti