La corsa rigenerante è una forma di recupero attivo che raramente viene inserita nei moderni programmi di allenamento, nonostante gli ottimi riscontri di chi invece l’ha adottata. Scopriamo come.
Il rischio di ogni runner è di pensare solo all’allenamento dedicandosi senza tregua alla ricerca di ogni novità e di ogni possibile suggerimento con l’obiettivo di lavorare sempre più per migliorare. La mia percezione è che si stia sempre più mettendo da parte uno degli aspetti fondamentali che, assieme a un allenamento corretto e ben programmato, concorrono all’ottenimento dei propri obiettivi e al miglioramento della performance: il recupero. Se è vero, infatti, che molta attenzione va posta nella corretta strutturazione di una seduta, è vero anche che la fase di recupero non andrebbe mai ignorata o sottovalutata. È quell’elemento fondamentale che ci permette di raccogliere i frutti dei nostri allenamenti senza stressare il nostro corpo ma, anzi, permettendogli di rigenerarsi e di “crescere” in vista delle sedute successive.
Si fa presto a dire recupero
Il termine recupero è, però, di per sé generico. Tra runner lo usiamo per indicare una varietà di situazioni, dal semplice riposo al sonno, al massaggio o anche al ripristino di liquidi e sali tramite l’assunzione di integratori. Qui voglio focalizzare l’attenzione su una forma di recupero attivo che raramente viene inserita nei moderni programmi di allenamento. Una volta inclusa nel nostro piano di lavoro, posso però assicurare che cambierà per sempre i nostri risultati: la corsa rigenerante.
Questa metodologia rientra nel metodo “correre naturale” e sono talmente convinto che sia fondamentale da consigliarla a ogni tipo di runner. Dagli amatori ai professionisti, ritenendola addirittura uno dei segreti irrinunciabili per migliorare la propria performance.