Yema e Neka vengono dall’Etiopia, dove già da bambini aiutavano la famiglia portando il bestiame a pascolare. Alla vita a 3.000 m e agli strascichi della Guerra Civile erano abituati, ciò che li sconvolge è la morte dei genitori, in rapida successione. Accade allora che sono gli zii a farsi carico dei due giovani e dei loro quattro fratelli, per un totale di tre maschi e tre femmine. Ma nemmeno gli zii navigano nell’oro, e così i ragazzi finiscono in un orfanotrofio.
Succede poi, però, che in quell’orfanotrofio arrivano l’Associazione Centro Aiuti per l’Etiopia e i coniugi Roberto e Luisa Crippa, quarantenni milanesi pronti a stravolgere la propria vita, animati da un altruismo e una fede dilaganti. Al clan dei sei fratelli si aggiungono due cugini e tre amici d’infanzia di Roberto con problemi psichici: Bruno, vera star del documentario girato da Matteo Valsecchi, Anna e Giancarlo.
Rimanere a Milano a quel punto è impossibile, così la famiglia si trasferisce in una casona nel Comune di Montagne, poco più di 200 anime tra Tione e Spiazzo, a un’ora da Trento. Ed è qui che i due ragazzi, divenuti Crippa, si scoprono i talenti del mezzofondo azzurro che conosciamo: Nekagenet, classe 1994, è stato campione mondiale Juniores di corsa in montagna; Yemaneberhan, 1996, è campione europeo Juniores di cross in carica.
Presentato al 63° Trento Film Festival, «Yema e Neka non è un documentario incentrato sui successi sportivi dei due ragazzi, quanto piuttosto sul tema dell’integrazione e sulla loro vicenda umana, dall’orfanotrofio a questo contesto familiare estremamente particolare» racconta Valsecchi. «Ogni personaggio di casa Crippa meriterebbe un approfondimento a sé stante: dalla santa leggerezza del padre all’interpretazione del mondo dei tre “zii” acquisiti, dal ritorno alla routine cittadina della madre adottiva al senso di appartenenza a quel micro mondo sviluppato invece dai ragazzi» conclude il giovane regista e produttore.
Medaglie importanti e allenamenti severi, con qualsiasi condizione climatica. Sullo sfondo il silenzio delle montagne di un Trentino minore, mai così protagonista.