Che emozione ragazzi! Stare ad aspettare la finale dei 100, mi ha ricordato, come ha scritto proprio oggi sulla Gazzetta dello Sport Gianni Merlo una famosa sfida quella tra Lewis e Johnson, una vita fa all’Olimpico di Roma (anno 1987).
Pur non essendo in tribuna al Nido d’Uccello (a Roma c’ero) ho provato le stesse sensazioni dell’attesa. Una finale a 9, un Gatlin che aveva dato spettacolo in semifinale, un Bolt che aveva addirittura perso un appoggio in semifinale costringendolo a una rimonta inattesa con tanto di delusione che traspariva sul suo volto e con continui dinieghi del capo.
Bolt pur non essendo in condizioni ottimali- è da Mosca 2013 che continua a lottare contro mille problemi – ma quest’oggi in una finale storica è riuscito ancora una volta da dire al mondo il “re sono io”.
Finale entusiasmante con un concerto improvvisato al piano di un musicista cinese famosissimo. Gli atleti tenuti nella zona di partenza per almeno 10 minuti. Il saluto tra Bolt e Gatlin toccandosi con il pugno. Il momento clou dell’evento clou dell’anno.
Ha vinto Usain, il lampo, il più forte, il più veloce, il più simpatico, il più gigione, il più alto, il più sorridente.
La sua partenza, una delle migliori mai viste da lui che è alto 1,96 e per mettere in azione i suoi muscoli, si sa, ci mette un attimo più degli altri.
Gatlin per batterlo doveva prendergli almeno un paio di metri all’avvio. Non ci è riuscito.
Il giamaicano, 29 anni, l’altro giorno negli ultimi 10 metri lo superava buttandosi sul traguardo dopo 9”79, Gatlin, dietro a un respiro 9”80. Questo il biglietto da visita dei Mondiali cinesi che passeranno alla storia per questa sfida che ha certamente annullato mediaticamente il grande match dell’anno di boxe Paquiao – Mayweather che aveva tenuto il cartellone per mesi.
Non è finita nei 200 torneremo a rivederli. Questa è l’atletica, questo è stato un momento durato meno di 10” che avranno visto milioni di persone nel mondo.