Coraggio ragazzi, il nostro e vostro Daniele Meucci lo vedremo in azione due volte. Non solo maratona, l’ultimo giorno degli assoluti, ma anche nella finale dei 10.000 m di domani sera. Decisione maturata, non di certo all’improvviso, ma pensata e strapensata nel corso degli ultimi mesi. Addirittura ne avevo avuto sentore nel mese di febbraio. Poteva sembrare una boutade, invece no. Tutto studiato, tutto tenuto sotto controllo da lui e da Massimo Magnani, almeno così si spera. A questo punto esistono due scuole di pensiero. La prima: doveva fare solo la maratona, butterà al vento energie che potrebbero essere decisive per la 42 km e rotti. La seconda: ha fatto bene. Il campo partenti, fatta eccezione di quel mostro che è Mo Farah, la medaglia potrebbe essere a portata di mano.
Meucci 4 anni fa a Barcellona, giunse terzo dopo una volata mozzafiato con l’inglese Thompson, nel 2012 a Helsinki commise l’errore, era accreditato del tempo migliore di portarsi in volata ben 8 avversarie e finire secondo. Meucci si dichiarò soddisfatto, ma in realtà perse un oro alla sua portata. Come si dipanerà la gara? Difficile da dire, a Farah basterà una delle sue irresistibili volate per aggiudicarsi l’oro. Sta al toscano cogliere l’attimo, carpire e capire l’andamento dei 25 giri di pista, lui che tatticamente non è di certo un fenomeno. Bene dopo i 10.000 (ma sì, li faccia e poi vedremo…) discuteremo il fatto.
Intanto sarà bene ricordare che almeno per i nostri colori l’accoppiata 10.000-maratona non è un fatto nuovo. La prima volta venne sperimentata da Pippo Cindolo agli Europei di Roma ’74 (terzo nei 10.000 m e settimo in maratona). La seconda da Franco Fava alle Olimpiadi di Montreal ’76 (non centrò la finale nei 10.000 per un nonnulla e giunse ottavo in maratona). Allora tra una gara e l’altra trascorsero almeno 5 giorni, questa volta Meucci correrà mercoledì e poi dopo tre giorni la maratona.