Dopo una rapida e vigliacca malattia ci ha lasciato Roberto Terzaghi, fin dalle origini grande amico di Correre e dell’Editoriale Sport Italia, a partire dagli editori Marco Sbernadori e Antonio Brazzit, con i quali condivise l’avventura professionale delle sponsorizzazioni nell’atletica italiana degli anni Ottanta.
Per tutti era semplicemente “l’avvocato Terzaghi”, per i più stretti collaboratori soltanto “L’avv.” Oppure “Avvocato”, senza articolo e senza bisogno del cognome, in stretta concorrenza con Gianni Agnelli.
Aveva 64 anni, era originario di Varese, ma a Milano era giunto piccolissimo per rimanervi a lungo. Vanto del liceo Carducci, che allora sfornava solo persone di qualità, è stato, poco più che ventenne, anche un discreto sprinter. Gradiva i 100 metri e la staffetta, più della distanza doppia.
Uomo di spessore e di profonda cultura, non soltanto sportiva, si era laureato in Giurisprudenza in Statale a Milano, ma non esercitava l’avvocatura. Aveva approfondito le tecniche da applicare allo sport professionistico, in particolare la via italiana alle sponsorizzazioni. Ci conoscemmo nei primi anni Ottanta, quando era consulente del dottor Sorbini, titolare della Also Lab, non ancora Enervit. Poi una brillante carriera da direttore marketing e comunicazione della Lega Pallavolo di A, indi responsabile dell’area marketing del Centro Studi e Ricerche della Fidal e dal 1986 al 1988 coordinatore del pool degli sponsor, sempre in Fidal, prima del grande salto, deciso a 39 anni quando fonda Challenge, agenzia di sportsmarketing ed eventi che ha fatto scuola, grazie a lui e a collaboratori di qualità.
Suoi il lancio di Gatorade e il suo consolidamento sul mercato italiano, suo il riposizionamento di Lasonil nello sport, l’avvento di Streetball in Italia con Adidas e il lungo sodalizio con i Marrucci e Sixtus Italia su ogni fronte: dalle squadre di club alle nazionali in una grande varietà di discipline. Suoi in serie gli eventi estivi e invernali, riusciti tour e circuiti di sport, con una stretta collaborazione agli eventi in rosa, quelli di Gazzetta. Inevitabile che tanta esperienza sfociasse nell’insegnamento: all’università di Parma era docente del Master in Organizzazione dello Sport e dello Spettacolo Sportivo, con studenti che pendevano letteralmente dalle sue labbra.
Ci mancherà la sua lucidità, il nitore morale, ben più dell’onestà intellettuale che definiva, con signoriltà, “un dato scontato”, come essere biondi o bruni. Senza merito, insomma.