Per Maria Luisa Garatti, avvocato civilista di 47 anni, è come se la sclerosi multipla fosse semplicemente un dettaglio. O meglio un capitolo chiuso. C’è da guardare avanti, la vita è fatta per essere goduta, non c’è tempo di piangersi addosso. Il fatto che nel 2007 le abbiano diagnosticato una patologia neurodegenerativa con la prospettiva di finire sulla sedia a rotelle non rientra fra le cose più rilevanti da raccontare di sé. Molto più denso di significato e aspettative il traguardo che la attende il prossimo 6 novembre alla maratona di New York.
Un viaggio e un’esperienza che condividerà insieme ad altri sei compagni di avventura: Corinna Heidecker, Ivana Peli, Andrea Verzeletti, Francesco De Maio, Marina Parisio, Luana De Grandi. In comune la sclerosi multipla e la voglia, grazie alla corsa, di andare oltre. Questa la filosofia e da qui il nome del progetto Correre Oltre ideato dal Marathon Center del dottor Gabriele Rosa. A crederci fin da subito anche uno sponsor, Elettrobaldi, azienda che opera nell’ambito dell’automazione industriale e che ha fornito tutto l’abbigliamento tecnico e di rappresentanza.
«Sì, è vero. Impossibile negarlo. Ci sono stati momenti difficili e dolorosi, ma dopo un lungo periodo buio ho dato una svolta alla mia vita. A un certo punto ho preso il lato negativo e l’ho trasformato in energia positiva. Grazie alla sclerosi multipla, oltre alla corsa ho scoperto una nuova me – racconta Maria Luisa, per tutti Merilù – A un certo punto ho smesso di assumere farmaci stringendo un patto con i medici: controlli frequenti e regolari e la promessa di rivolgermi subito a loro in caso di qualche campanello d’allarme. Contemporaneamente è nata e cresciuta la passione per il running, che prima della malattia non faceva parte della mia vita.»
Passo dopo passo, Merilù ha iniziato a correre e ci ha preso gusto: 10km poi la mezza e via fino alla maratona di Brescia, la sua prima 42km. Ora l’ambizioso traguardo di Central Park nel mirino.
Cosa vi aspettate da questa trasferta? «La nostra maratona di New York sarà una metafora dell’esperienza che viviamo. La nostra prestazione non sarà il tempo e quindi cercheremo di goderci ogni dettaglio, ogni emozione. Il mio, il nostro sogno è quello di tagliare il traguardo tutti insieme per dare voce a tutti quelli che non hanno ancora trovato la forza di reagire.»
L’intervista completa su Correre di ottobre mentre nel numero in uscita a novembre seguiremo tutta la squadra in avvicinamento a New York.