Ecco chi è la vincitrice della Tokyo marathon – Un’intervista a Correre, che qui riproponiamo, ci aiuta a conoscere meglio l’atleta che con la vittoria nella maratona di Tokyo ha realizzato il sesto miglior tempo di sempre.
Con la vittoria nella maratona di Tokyo è tornata sotto i riflettori l’israeliana di origini keniane Lonah Chemtai (nata il 12 dicembre 1988) diventata cittadina israeliana dopo aver sposato l’allenatore Dan Salpeter e seguita dalla manager Chiara Davini.
In Italia si fece notare soprattutto verso la fine del 2018, quando, da campionessa europea in carica dei 10.000 m, vinse la maratona di Firenze in 2:24’17”, e poi alla fine dell’inverno 2019, quando si aggiudicò la mezza maratona RomaOstia in 1:06’40”.
I lettori di Correre hanno avuto modo di conoscerne meglio la storia grazie a un’intervista pubblicata sul numero di settembre 2019, a firma di Andrea Schiavon, che la incontrò durante un periodo di allenamento in quota al Sestriere (nella foto), in vista dei Campionati mondiali di Doha.
Ne riproponiamo alcuni passaggi.
Da babysitter a maratoneta
“Israele è casa per Lonah ormai da oltre un decennio: ci è arrivata non ancora ventenne, nel 2008, come babysitter dei figli di un diplomatico keniota ed è lì che ha incontrato il suo futuro marito e allenatore, Dan Salpeter. Lì nel 2014 è nato il loro figlio, Roy e, dopo un lungo iter, nel 2016 Lonah ha ottenuto la cittadinanza israeliana.”
“La metamorfosi da babysitter a maratoneta però non è stata né breve né semplice. «A differenza di tante altre ragazze keniote non ho una carriera giovanile alle spalle. A scuola giocavo a calcio fino a quando, in uno scontro di gioco, non mi sono procurata una brutta botta in testa.»
«La corsa? Ho fatto qualche gara, perlopiù scalza. Vedere le avversarie con le scarpe chiodate mi intimoriva. Ho ricominciato a correre solamente in Israele, quando la moglie del mio datore di lavoro è tornata dall’Australia (dov’era andata a studiare) e ha iniziato a seguire personalmente i tre figli, lasciandomi più tempo libero. Un giorno, nel 2010, l’ambasciata cercava volontari per una gara di 10 km e io ho partecipato. Dopo un po’, andando più spesso a correre in una pista a Herzliya, ho iniziato a fare nuove amicizie e così ho conosciuto Dan. Non ci siamo sposati subito: il nostro è un rapporto cresciuto nel tempo. Lui è venuto anche in Kenya quando ero rientrata una volta finito il mio periodo di lavoro. E nel 2014 è nato Roy».”
Maternità e maratona, un rapporto difficile
“Maternità e lunghe distanze non si conciliano bene all’inizio. «Quando ho fatto il mio debutto in maratona, a Berlino (nel 2014, nda), Roy aveva l’influenza e io lo stavo ancora allattando. Così mi sono presentata al via malata: giunta al 18° km non riuscivo più a respirare e mi sono dovuta fermare. È andata ancora peggio al secondo tentativo, nella maratona del Lago di Tiberiade. Quel giorno diluviava e ho iniziato a sentirmi male verso il 35° km. Mi hanno detto di ritirarmi, ma io volevo andare avanti. L’ultima cosa che ricordo è il cartello del 39° km, poi mi sono ritrovata ricoverata in ospedale per ipotermia.» Tre settimane dopo Lonah ci riprova e, correndo in 2:40’16”, ottiene il minimo per i Giochi di Rio. Anche in Brasile però il bilanciamento tra maternità e maratona si rivela complicato: a causa dell’allarme Zika Roy resta in Israele, ma l’allattamento è ancora in corso. Con il seno pieno di latte, Lonah parte per la maratona olimpica: «Fino a quando, al 35° km, il dolore è diventato insopportabile. Era come se qualcuno mi avesse conficcato un coltello attraverso la spalla»”.
La progressione degli ultimi tre anni
Una volta svezzato il figlio, il rendimento in maratona della Salpeter registra una progressione impressionante, che dal 2:40’22” dei Mondiali di Londra nel 2017 la vede crescere via via fino al 2:24’17” di Firenze (2018), poi al 2:19’46” di Praga (2019) e infine a questo 2:17’45” del primo marzo a Tokyo, una performance che la colloca al sesto posto nella lista all time e ha un po’ il sapore della rivincita dopo il ritiro ai Mondiali di Doha, quando Lonah fu una delle 30 atlete ritirate sulle 70 che erano partite per quella infernale maratona.
«Terminato l’allattamento, che è durato oltre i 2 anni – spiegò la Salpeter su Correre -, il mio fisico ha ripreso energie. E da quando Roy è cresciuto e va all’asilo ho molto più tempo per gli allenamenti. Di fatto è come se avessi iniziato a correre sul serio solo da 2-3 stagioni. E, grazie a mio figlio, ho una motivazione in più.»
Maratona donne – Lista All time – La top ten
1ª. 2:14’04”, Brigid Kosgei (KEN), Chicago (USA), 2019
2ª. 2:15’25”, Paula Radcliffe (GBR), London (GBR), 2003
3ª. 2:17’01”, Mary Jepkosgey Keitany (KEN), London (GBR), 2017
4ª. 2:17’08”, Ruth Chepngetich (KEN), Dubai (UAE), 2019
5ª. 2:17’41”, Worknesh Degefa (ETH), Dubai (UAE), 2019
6ª. 2:17’45”, Lonah Chemtai Salpeter (ISR), Tokyo (JPN), 2020
7ª. 2:17’56”, Tirunesh Dibaba (ETH), London (GBR), 2017
8ª. 2:18’11”, Gladys Cherono (KEN), Berlin (GER), 2018
9ª. 2:18’30”, Roza Dereje (ETH), Valencia (ESP), 2019
10ª. 2:18’31”, Vivian J. Cheruiyot (KEN), London (GBR), 2018
Fonte: worldathletics.org