C’È CHI CORRE per migliorare il personal best e chi perché ha sentito dire che fa bene. C’è chi ha cominciato per perdere peso, poi magari peso non ne ha perso, ma grasso sì: la bilancia gli dice che è più pesante di prima, ma gli altri notano che è più snello. Gli altri notano spesso i cambiamenti: delle taglie dei vestiti, ma anche dell’umore.
C’è chi vive di maratona: le colleziona come le figurine dei calciatori, “ce l’ho, “mi manca”, ce l’ho, ma la faccio lo stesso, di nuovo”. Chi insegue sempre nuove sfide e alza l’asticella dei chilometri come il saltatore in alto fa con i centimetri: prima 5, poi 10, 21, 42… 100 e poi «Perché solo 100?». C’è chi ha bisogno dell’asfalto sotto i piedi e chi, invece, non vorrebbe nemmeno quel poco di catrame che nel trail con- duce via dalla partenza e riporta poi verso il traguardo. Anche il trail running ha i suoi “vegani”, come la strada ha i suoi “talebani”.
C’è anche chi, invece, passa da un settore della corsa all’altro come se attraversasse porte girevoli: strada, triathlon, trail running, pista, cross, tapis roulant, obstacle race, sci di fondo e deserto, ski-alp e vertical. C’è chi ama infilare le scarpette in valigia, chi usa le scarpette come scusa per poter fare una valigia e andare da qualche parte. Per partecipare a una corsa, ma anche per accompagnare chi partecipa.
C’è chi correndo sfida gli anni che passano. Si misura con l’avversario peggiore, il miglior se stesso di un tempo. Insiste, s’intestardisce, poi capisce che è come giocare a tennis contro il muro: si può solo perdere il meno possibile ed è bello anche così.
Un elenco sommario del popolo della corsa apre questo 2018 di nostra vita. A enumerarli sembrano tanti tipi diversi, e forse, a volte, lo sono. Più spesso, però, sono solo le diverse facce della stessa passione: a seconda del periodo che stiamo attraversando riusciamo a concentrarci su un obiettivo che richiede un duro allenamento o, al contrario, non possiamo andare al di là di un minimo sindacale di chilometri e minuti. Ma siamo sempre noi, l’anima della corsa che ci abita è sempre la stessa. Che si sia donne o uomini, che si vada forte o piano, che si preferisca correre da soli o in compagnia, o addirittura che lo si faccia solo per stare in compagnia, sottovalutata motivazione del fenomeno running.
La sfida di Correre è da sempre quella di provare a rappresentarle tutte, queste facce diverse della stessa passione.
Disponiamo da tempo di due inviati nell’anima della corsa: Maria Comotti e Saverio Fattori. Lì incontravate a centrocampo della rivista, là dove la sezione “fisica”, allenamento, salute e materiali, cede il passo alla sezione “metafisica”, non a caso denominata “Anima sana”. Li abbiamo spostati in attacco, titolari dei due editoriali che avete appena incontrato. Diversi nell’approccio, proprio per questo ci sembrano capaci di fornire ogni volta una composizione di due immagini, che va guardata nell’insieme, come le due mani che occorre congiungere per applaudire.