Quando ce ne arriva addosso una, di solito anche l’altra comincia a farci soffrire. Fascite e spina calcaneare sono nemiche (purtroppo assidue) del runner e spesso si presentano anche in coppia. Luca De Ponti ci aiuta a capire come riconoscerle, curarle e prevenirle.
Come da sua metodica abitudine, Luca De Ponti entra nell’argomento spiegando al lettore “di cosa si stia parlando”: “possiamo dire molto semplicemente che la cosiddetta spina calcaneare, che si può formare in corrispondenza dell’inserzione della fascia plantare sul calcagno, è il risultato di un’infiammazione cronica della porzione tendinea pre-inserzionale e inserzionale”.
La dinamica del danno
“Le fibre di collagene che compongono la fascia plantare possono subire un processo involutivo – prosegue De Ponti -: questo porta al depositarsi di sali di calcio al loro interno con una conseguente e lenta trasformazione dello stesso tessuto. Cronologicamente abbiamo prima l’infiammazione, che può cronicizzarsi, e poi, nel tempo, la possibile formazione della spina calcaneare. Vi sono situazioni di spine calcaneari, anche di cospicue dimensioni, assolutamente asintomatiche. Quindi, la spina calcaneare può essere anche vista come una guarigione naturale di un tessuto degenerato che si calcifica. Ciò non toglie la possibilità di ulteriori situazioni infiammatorie dello stesso tessuto tendineo.”
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Con i piedi a terra”, di Luca De Ponti, pubblicato su Correre n. 452, giugno 2022 (in edicola da inizio mese), alle pagine 72-73.