Quando il risultato in gara è inferiore alle aspettative è probabile che qualcosa non abbia funzionato nella preparazione. Analizzare il lavoro svolto, ma soprattutto quello non svolto, è molto utile, ma non è semplice, perché gli aspetti da prendere in considerazione sono davvero tanti. Orlando Pizzolato li sviscera tutti in quella sorta di “guida ai perché di una sconfitta” pubblicata su Correre di ottobre, utile a chi allena come a chi si allena.
Una gara andata male o “non bene” come ci si aspettava. Perché? È questo il tema affrontato da Orlando Pizzolato nel servizio di apertura dello spazio di allenamento su Correre di ottobre. “Qual è il successo di un piano di allenamento efficace? Semplice: il miglioramento prestazionale. Se alla fine della preparazione non si corre più veloci, il piano non funziona, o meglio, non è adatto al soggetto.
Le conseguenze dei lavori saltati
“Tutti noi allenatori – scrive Pizzolato – ci siamo trovati a seguire podisti che non hanno mostrato miglioramenti. Per me, come immagino per gli altri, non è una situazione gratificante, ma rappresenta comunque uno stimolo.
Nella preparazione degli amatori, ad esempio, capita spesso che ci sia una differenza importante tra l’allenamento che era stato programmato e quello effettivamente svolto, tra quanto indicato in tabella, cioè la pianificazione, e le sedute portate a termine. Spesso mi trovo a rilevare che il corridore ha affrontato, per vari motivi, un carico diverso – quasi sempre inferiore – rispetto a quanto indicato.
Saper scegliere le sedute da salvare
“È comprensibile – prosegue Pizzolato – che una persona non riesca sempre ad avere tempo ed energie necessari a rispettare la tabella. I corridori più esperti e attenti alla qualità della preparazione, quando non hanno abbastanza tempo annullano le sedute più blande concentrandosi sui lavori che stimolano gli aspetti fisiologici più importanti per la gara che si sta preparando, ma non tutti si comportano così: spesso vedo che vengono saltati gli allenamenti portanti della preparazione. Se si tratta di annullare una sola seduta specifica, intesa come lo stimolo che solletica il corpo a un adattamento ricercato, questo non comporta un’alterazione della struttura della preparazione. Quando invece si è costretti ad annullare due e più lavori specifici si riduce l’efficacia della programmazione, che andrebbe quindi rimodulata per compensare la mancata sollecitazione.”
“Programmare una sequenza di allenamenti ha un obiettivo fisiologico e tecnico specifico – prosegue a spiegare Pizzolato -: quella che per il podista è la tabella, per l’allenatore è invece la pianificazione e la ricerca di adattamenti. La sequenza sarebbe semplice: ti alleni e ti adatti, ti alleni e ti adatti, ti alleni e ti adatti e così via, ripetutamente nel tempo, una successione che, se eseguita con regolarità, porta a reazioni fisiologiche positive e quindi a correre più veloci, ma gli adattamenti fisiologici non sono così lineari e automatici. Tutti, nel corso di una preparazione, abbiamo sperimentato come ci siano giornate in cui si esprime una buona efficienza e altre in cui lo sforzo è invece molto elevato e, soprattutto, il rendimento è inferiore. Altre volte invece l’adattamento tecnico, cioè il carico misurabile dai numeri (chilometri e ritmo) è positivo, mentre la risposta fisica può essere alterata.”
Di caso in caso, Pizzolato enumera e analizza tutte le situazioni in cui il lavoro svolto si discosta dall’obiettivo di programma, proponendo aggiustamenti e inserendo sedute e metodi di verifica diversi dal classico test, “che molti podisti vivono come una gara, rendendolo inutilizzabile”.
Nota: Questo testo rappresenta una sintesi del servizio “Alla ricerca degli adattamenti perfetti” di Orlando Pizzolato, pubblicato su Correre n. 432, ottobre 2020 (in edicola da inizio mese), alle pagine 18-20.