Il sole c’era, la temperatura mite anche, i partenti in 16.500, numero congruo per essere considerata una maratona marchiata Gold Label, i protagonisti anche, africani beninteso, di livello. Tutte condizioni favorevoli per una grande maratona. Chi l’ha seguita dagli schermi televisivi ha potuto ammirare le splendide immagini aeree della Città Eterna. Questa è stata la Maratona di Roma numero ventidue. Uno spot per Roma 2024 confermata dalla presenza di Giovanni Malagò con tanto di pettorale con lo stesso numero dell’anno dove si allestirebbero le Olimpiadi romane.
Rimaniamo sulla maratona della Capitale. Per arrivare a certi risultati, intesi come organizzazione pura e semplice, lasciando stare il riscontro meramente tecnico, si deve lavorare parecchio e duramente, anni e anni. Di acqua sotto i ponti né è passata tanta, gli organizzatori si sono passati il testimone, magari controvoglia, togliamo pure il magari, che ora è saldamente nelle mani di chi sa come gestire questo “giocattolo” capace di far gioire per una benedetta domenica i romani, orfani – non me ne vogliano – di Roma e Lazio (dai tassisti della capitale non si sente parlare d’altro).
La capitale, non la scopre certamente chi scrive, è città turistica per eccellenza e la passeggiata sui Fori Imperiali, tanto bistrattata dagli abitanti (ora è senz’auto), è un must come tutto il resto, la maratona di conseguenza può essere un punto di partenza per trascorrere delle giornate a visitare la città. Alt ci si ferma qui per non essere tacciato di provincialismo.
La maratona ci ha offerto spunti atletici interessanti. Il primo: la sfida a distanza tra Roma e Milano sul miglior tempo del vincitore è stata vinta da Roma con il 2:08’12” dal keniano Kipruto, tre miseri secondi in meno del connazionale Ngeno, primo una settimana fa in Corso Venezia. Adesso si attendono le risposte di Padova, Torino, Venezia e Firenze. Assistere dal centro stampa alla gara ci s’imbatte in colleghi che si ha l’opportunità di vedere poche volte in un anno. E’ una sorta di rimpatriata, allegra, con battute al fulmicotone del tipo. “Ci sono solo un paio d’africani davanti…”
Oppure ancora appurare che l’occitano Martin Dematteis, primo degli azzurri, alla soglia dei 30 anni, dopo aver spaziato a destra e a manca nella corsa in montagna, potrebbe (condizionale d’obbligo) optare per la distanza che ha coperto in 2:18’20”, sempre che il responsabile della corsa in montagna Paolo Germanetto dia il suo benestare. Mentre Giovanni Gualdi, 2:18’38, affermava di voler chiudere la sua bella esperienza atletica vista l’età, magari arrivando nei primi venti a New York nel prossimo autunno.
Dopo il fine settimana capitolino, si ritorna ai “confini dell’impero” e il Frecciarossa che porta il sottoscritto a Milano è intitolato a Pietro Mennea: lo ammetto ho provato un filo d’emozione, quando sono salito. Poi leggendo la rassegna stampa segnalo un errore marchiano: Leggo (free press) pag 16. Titolo L’Africa vola, Zanardi incanta, nel commento alla gara femminile, si fa riferimento al quarto posto di Giovanna Epis, poi è riportato: ….mentre sesta ha chiuso Anna Incerti…. Anna Carmela Incerti a Roma non si è vista (almeno come partecipante alla maratona), sesta ha chiuso Anna Alberti del Circolo Canottieri Aniene in 2:47’49”.
Attenzione ragazzi che con i maratoneti non si scherza!