C’è modo e modo di festeggiare un compleanno. Quello più entusiasmante l’ha solennizzato La Gazzetta dello Sport domenica 4 aprile regalando a se stessa un numero speciale per i 120 anni e la Maratona numero sedici. Una festa di popolo, di colori, di musica (forse un po’ troppo spacca timpani) per una delle tante “creature” che il famoso giornale italiano organizza. Il più letto, il più amato e pertanto il più criticato, che gli amanti dell’atletica, che amano fustigarsi sulla riva del fiume, a volte detestano, non sapendo che è l’unico che riporta tutto il “riportabile”.
Il quotidiano rosa che in occasione delle vittorie mondiali nel calcio ha stampato milioni di copie, lo stesso giornale che a detta di molti lettori (il sottoscritto compreso) si legge partendo dall’ultima pagina. L’ha ammesso anche Federica Pellegrini, non una campionessa qualsiasi, ma la probabile portabandiera a Rio de Janeiro. La Gazzetta dello Sport che ha al suo interno (inteso come atletica, in tutte le sue sfaccettature, maratona compresa), professionisti, che amano il nostro sport e lo praticano pure, a livello amatoriale s’intende, ma possono capire l’importanza di una fatica corsa una domenica mattina di aprile, nel massimo fulgore primaverile con addirittura un vago sapore d’estate.
La festa l’hanno fatta più che altro i corridori delle staffette (4 componenti per correre i fatidici 42 km e rotti) quasi 10.000 concorrenti, un record che però non va di pari passo con i numeri della maratona vera e propria che segnano una controtendenza. Lunedì la rosea ha accontentato tutti suoi lettori proponendo l’ordine d’arrivo di tutti i maratoneti. Non è il primo anno che questo accade sia ben chiaro, ma è sempre un fatto quanto mai accattivante andare a cercare il proprio nome su di un grande foglio sportivo.
Ha vinto come da copione un keniano, giovane, ma non ha migliorato il primato della maratona corsa sul suolo italiano, che era negli obiettivi degli organizzatori. Sul traguardo con uno degli “inviati” della Gazzetta si tifava per Mungara ultraquarantenne ex barbiere nei pressi, si fa per dire, da Nairobi, circa ottanta chilometri, primo lo scorso anno. Purtroppo Kenneth Mungara si staccava nel finale e giungeva terzo con un crono da far paura ai master nostrani 2:08’38” (prendere nota i vari Goffi, Andriani, Ruggero e Baldini… mi raccomando non prendetevela…).
Chissà di cosa si occupa Ernest Ngeno, il vincitore con 2:08:15? Lo sapremo, chissà, forse il prossimo anno.
Due note su “Gimbo” Gianmarco Tamberi. Avete visto cosa significa vincere? Si va in trasmissione da Fabio Fazio il sabato sera, con un’audience sopra i tre milioni, ci si fa conoscere dal grande pubblico che nulla sa del nostro sport e si conoscono attrici come Margherita Buy e Claudia Gerini che hanno mostrato un grande interesse per il ragazzo. W il salto in alto!