La delusione è forte. Alessia Trost la reginetta dell’alto, una delle punte di diamante della nostra spedizione nella terra dei tulipani ha perso una grande occasione. Esce da questo Europeo con la misura di 1,89. L’asticella è purtroppo caduta ingloriosamente (1,93) nei tre canonici tentativi dell’atleta allenata da Gianfranco Chessa. Una prova incolore la sua, con una rincorsa priva di quel cipiglio agonistico che l’ha sempre contraddistinta.
Alessia che pur non brillando magari nei primi due tentativi riusciva al terzo a mostrare tutta la sua determinazione, pare sparita. Aveva affermato che si sarebbe vinto con 1,96 e che la lituana Palsyte le era parsa la più in forma, invece l’immarcescibile iberica Ruth Beitia, anni 37, bissa il successo di Zurigo e 2014 e Helsinki 2012. Un monumento dall’atletismo iberico. Sesto posto e stessa misura con Alessia la sua compagna di allenamenti Desirèe Rossit, delusione però minore, era Alessia la primadonna. “Un risultato non accettabile, dice dopo la finale, il motore è buono, devo avere dei problemi di natura tecnica”. Ho lavorato molto, ma devo imparare ancora tanto”.
L’altra faccia della medaglia è invece quella di Libania Grenot. Una regale Libania nel giro di pista, da applausi scoscianti per il modo di interpretare la gara: fluida sicura, specie in dirittura d’arrivo dopo che si era letteralmente ingoiata le avversarie nel rettilineo opposto, grande distribuzione dello sforzo, a dimostrazione che il lavoro fin qui fatto sta dando i suoi frutti. Il 22”56 nei 200 nuovo primato italiano d’inizio stagione viene confermato da questo 50”43, non lontano dal suo personale di 50”30.
“Ho fatto capire a tutti che sono la regina dei 400”. Così senza peli sulla lingua. Oggi è la grande favorita della finale. Arriveranno tutti i suoi parenti per vederla. Non può sbagliare. E’ o non è la “panterita” pronta a graffiare? Lo dimostri ancora una volta