Poi è arrivata lei. Dafne. Il cielo sì è improvvisamente imbronciato. Una nuvola nera ha coperto lo stadio Olimpico. Cosa stava succedendo? La regina dell’atletica europea dovrebbe essere portatrice di serenità e di gioia, basta guardarla come è accolta dal pubblico di casa, compresa la famiglia reale degli Orange – Nassau inquadrati in tribuna.
Di gigantografie di Dafne Schippers è tappezzata la città. Su di lei si poteva costruire tutto il campionato, invece questi “furboni” di olandesi hanno fatto sì di farla apparire il meno possibile. Valli a capire. Avremmo potuto vederla in batteria in semifinale e in finale dei 100 (i 200 li riserva per Rio), oltre alla staffetta. Invece i soloni della Federazione Europea hanno inventato questa stranissima regola che i 12 migliori tempi dell’anno siano esentati dalle batterie. Peccato.
La semifinale: un assaggio di classe in 10”96 con vento contro di 1 metro. Una volata in zona mista senza farsi intervistare. Fisico da pin up (vista da vicino) il che non guasta, forse forse qualche brufolo di troppo (non cominciate a fare inutili illazioni…).
In attesa della finale ci becchiamo uno stropicciato Rooney vincere i 400, Galvan arrivare ottavo (bravo lo stesso) nel giro di pista, osservare il malessere di “Faustino “ Desalu dopo i 200. Lavillenie litigare con l’asta, Libania cogliere l’oro che ci voleva per la nostra nazionale in 50”73 (di lei scriveremo abbondantemente con la staffetta (non vogliatemene..), poi l’exploit di Churandy Martina che bissa i 100 con un “normale” 20”37 per essere in seguito squalificato per la costernazione del popolo dei mulini a vento.
Prima dell’atto finale 10.000, siepi (quinto Chatbi) disco, triplo, insomma tutto quanto fa spettacolo nell’atletica in pista. Quando ormai le prime ombre della notte hanno ammantato la capitale dei tulipani Dafne è rientrata in pista si è posizionata in settima corsia al suo fianco la signora Ivet Lalova Collio. Il pubblico? In silenzio quasi perfetto. Gli dei dell’Olimpo si sono affacciati facendo capolino tra le nuvole per vedere meglio la regina bianca dello sprint.
Lei, Dafne la donna sportiva più famosa di Utrecht (l’uomo è Marco Van Basten), 24 anni, tra l’altro nome scelto da Jack Lemon per il celeberrimo film di Billy Wilder “A qualcuno piace caldo”, si è accucciata sui blocchi di partenza. L’attesa era finita. Ola da parte del pubblico, Ovazioni per il riscaldamento. Lo sparo. Esce dai blocchi, potente, se ne va viene leggera e va a chiudere in 10”90. Che la festa cominci.
IL FATTO DEL GIORNO. Tutta la stampa presente a Amsterdam temeva che arrivasse il giorno del giudizio. Traduzione le controanalisi della provetta che vede incriminato Alex Schwazer per uso di anabolizzanti. Il laboratorio di Colonia il 5 luglio ha ripreso in mano, il caso e tre giorni dopo ha dato il suo parere: le controanalisi sono positive. Niente Rio. Sospeso l’altoatesino. Ora staremo a vedere quanto spazio dedicheranno domani alla storia infinita a danno degli Europei. Punto.
NOVITA’. Non ne avevo ancora parlato ma la presentazione di ogni finale di concorsi, è stata mutuata dal nuoto con presentazione urlata, e gli sbuffi di vapore che vengono sparati a ogni finale, una novità mai riscontrata, almeno in Europa.