Parigi val bene… una maratona

Parigi val bene… una maratona

21 Febbraio, 2024
Foto Marathon de Paris

Problemi di abbondanza. Forse neppure il più ottimista degli ottimisti avrebbe pensato che a pochi mesi dalle Olimpiadi la nazionale italiana avrebbe dovuto gestire una situazione simile. Si parla ovviamente di maratona. Per i più deboli di memoria, pochi in questo caso ritengo, l’Italia può vantare due ori sulla classica distanza dei km 42,195 con Gelindo Bordin nel 1988 a Seul e con Stefano Baldini nel 2004 ad Atene, senza considerare l’oro tolto dal collo di Dorando Pietri a Londra nel 1908. Abbondanza si diceva. Dopo qualche tempo, dove la maratona italiana pareva in fase calante a livello internazionale, specie in campo maschile, ora si sta assistendo a un risveglio di un certo interesse.

Domenica scorsa a Siviglia in tre hanno risposto all’appello: presente. Si tratta di Yeman Crippa, Eyob Faniel, l’intramontabile Daniele Meucci, trentottenne ingegnere toscano, mai domo (dimostrato a Budapest a Mondiali la scorsa estate). Tutti hanno fornito prestazioni condite da primati italiani (i primi due) e il terzo con tanto di record personale. Ora si attende la risposta di Iliass Aouani ex primatista italiano che è intenzionato domenica prossima a dire la sua nel Sol Levante. Ma anche Neka Crippa (fratello maggiore di Yeman) è in possesso del minimo per vestire la maglia azzurra, così come Yohanes Chappinelli. C’è chi sostiene che ormai i giochi (nomi) sono già fatti: i tre di Siviglia. Ma chi scrive non è affatto convinto di ciò, anche perché Iliass, avendo cambiato casacca (allenatore) in corso d’opera, vorrà dimostrare che il cambio di maglia gli ha portato in dote altre motivazioni, allenamenti d’altro tipo e via dicendo. E visto che per quanto riguarda i nomi da spedire a Parigi non saranno fatti domani, pensate che Neka e Yohanes decidano si abbandonare la scena?

Giochi di Parigi si diceva. Sotto la Tour Eiffel si “scanneranno” in parecchi. Dopo la scomparsa di Kiptum, il favoritissimo rimane Eliud Kipchoge. Ricordate come avvenne a Tokyo? Andamento lento, si fa per dire. Con “re leone” Eliud che scherzava correndo e chiacchierando con i compagni squadra. Poi attorno al 30º km un summit, con gli altri e la decisione di andarsene a vincere per la seconda volta il titolo olimpico. Il suo crono tutt’altro che eccelso: 2h08’38, il passaggio a metà gara 1h05’13, per Eliud una passeggiata!
Per quale motivo ho ricordato la vittoria e il crono di Kipchoge? Per rammentare che la maratona olimpica non offre pacemaker, gente disposta a sacrificarsi per altri maratoneti. Ognuno corre per sé. Tutti vogliono dire la loro. Il mondo quel giorno li osserva con la lente d’ingrandimento. Quasi tutte le maratone olimpiche si sono disputate a ritmi relativamente bassi, per questo motivo un “finisseur” come Yeman Crippa, capace di crono eccellenti nei 5 e 10 mila, potrebbe ambire a qualcosa di interessante. Anche perché si ritiene in questo momento che sia l’unico certo di avere già in tasca il biglietto per Parigi.
Al DT La Torre il compito di scegliere gli altri due.