La mamma keniana Vivian Cheruiyot ha vinto la medaglia d’oro dei 5.000 metri femminili, battendo la grande favorita, l’etiope Almaz Ayana, che inseguiva la seconda doppietta olimpica 5.000-10.000 a otto anni di distanza dai trionfi di Tirunesh Dibaba. Ayana è partita a grandi ritmi passando ai 3.000 metri in 8’47”, ma la luce si è spenta negli ultimi 600 metri quando la piccola fuoriclasse etiope è stata superata da Vivian Cheruiyot e da Hellen Obiri. Cheruiyot ha completato la cavalcata trionfale aggiudicandosi la medaglia d’oro in 14’26”17, nuovo record olimpico, pochi giorni dopo l’argento sui 10.000 metri. Prima di Cheruiyot il Kenya non aveva mai vinto l’oro su questa distanza alle Olimpiadi. Lo scorso anno Cheruiyot vinse l’oro ai Mondiali di Pechino sui 10.000 metri. Hellen Obiri, campionessa mondiale indoor sui 3.000 metri a Istanbul 2012, ha completato la festa keniana vincendo l’argento a suon di record personale in 14’29”77. Ayana, stanca dopo il record del mondo, s è dovuta accontentare della medaglia di bronzo in 14’33”59.
La penultima giornata di gare allo Stadio Engenhao è stata ancora una volta nel segno di Usain Bolt, che ha completato il terzo “triplete” olimpico della sua carriera vincendo l’oro della staffetta 4×100 in 37”27, insieme ai compagni giamaicani Asafa Powell, Yohan Blake e Nickel Ashmeade. Con questo successo Bolt entra nella leggenda dello sport eguagliando i nove ori olimpici di Paavo Nurmi e Carl Lewis. Davvero un grande regalo per il trentesimo compleanno, che cadrà nel giorno della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi. I Giochi di Rio verranno ricordati per i giri d’onore di Bolt con lo sfondo musicale della musica reggae giamaicana, l’abbraccio con l’amico Wayde Van Niekerk dopo il primato del mondo del sudafricano sui 400 metri e il selfie con le medagliate dell’eptathlon Nafissatou Thiam, Jessica Ennis Hill e Brianne Theisen Eaton. Argento per il Giappone con il record asiatico di 37”60 (dopo il 37”68 in batteria) e bronzo per il Canada di André De Grasse (37”64), salito sul terzo gradino del podio dopo la squalifica degli Stati Uniti, che avevano tagliato il traguardo in 37”62. “Con la terza tripletta olimpica entro nella leggenda dello sport insieme a Pelé e Mohammed Alì”, le parole della star giamaicana.
Niente tripletta per la connazionale Elaine Thompson, che nella 4x100deve accontentarsi dell’argento, guadagnato insieme a Christania Williams, Veronica Campbell Brown e Shelly Ann Fraser Pryce in 41”61. L’oro è andato agli Stati Uniti con Tianna Bartoletta (campionessa olimpica del lungo con 7,17 m), Allyson Felix, English Gardner e Tori Bowie in un sontuoso 41”01, seconda migliore prestazione di sempre. Per Allyson Felix si tratta del quinto oro olimpico e dell’ottava medaglia a cinque Cerchi della sua straordinaria carriera. Le statunitensi sono state riammesse in finale dopo l’iniziale squalifica causata da un danneggiamento subito dalla formazione brasiliana. Eccellente anche la Gran Bretagna, bronzo con il record nazionale di 41”77.
La staffetta 4×400 italiana femminile formata da Maria Benedicta Chigbolu, Maria Enrica Spacca, Ayomide Folorunso e Libania Grenot si è qualificata per la finale con un eccellente record italiano di 3’25”16 che migliora il precedente limite di 3’25”71 stabilito agli Europei di Barcellona 2010 da Elena Maria Bonfanti, Marta Milani, Maria Enrica Spacca e Libania Grenot. Le azzurre hanno passato il turno con il quarto posto alle spalle della Giamaica (3’22”38), della Gran Bretagna e del Canada. Solo le statunitensi (vincitrici dell’altra batteria in 3’21”42) e la Giamaica sembrano fuori dalla portata, mentre le altre formazioni comprese tra il terzo e il sesto posto sono divise da appena sei decimi di secondo. Da sottolineare la strepitosa rimonta di Folorunso in terza frazione e il capolavoro finale di Grenot. Una staffetta 4×400 femminile mancava da una finale ai Giochi Olimpici di Los Angeles 1984.
Niente azzurri nella finale del salto con l’asta femminile, anche se va applaudita l’azzurra Sonia Malavisi, autrice di un buon 4,45 m in qualificazione. Il successo è andato alla greca Ekaterini Stefanidi con 4,85 m al termine di una finale straordinaria per un numero minore di errori nei confronti della primatista statunitense Sandi Morris, alla quale è costato caro un errore a 4,70 m. La primatista mondiale Juniores Eliza McArtney ha vinto il bronzo con 4,80 (stessa misura per l’australiana Alana Boyd ma con un numero maggiore di errori).
Peccato per i tre nulli in qualificazione di Marco Lingua nelle qualificazioni del martello. In assenza del favorito Pawel Fajdek (eliminato in qualificazione) l’oro è andato al trentaquattrenne Dilshod Nazarov del Tajikistan (primo successo olimpico per questo paese asiatico) con 78,68 m.