Tokyo marathon: chi si accolla i costi dell’annullamento?

Tokyo marathon: chi si accolla i costi dell’annullamento?

29 Febbraio, 2020
Antonio Baldisserotto (Foto: Terramia)
Antonio Baldisserotto, presidente dell’agenzia Terramia, ci aiuta a capire cosa accade in caso di forfait dell’organizzatore.

La maratona di Tokyo nella prima domenica di marzo vede al via i soli top runner, donne e uomini, per un totale di circa 200 atleti.

La mass race, ambitissima anche dai maratoneti italiani, capace da molti anni di classificarsi tra le più partecipate al mondo, è stata annullata lunedì 17 febbraio, in applicazione delle azioni di profilassi disposte dal governo giapponese contro il diffondersi del Coronavirus.

In questi casi (New York 2012 insegna), a rimanere “con il cerino in mano” sono le agenzie di viaggio, espressione che nel mondo del running include l’intermediazione con l’organizzazione della corsa, per l’iscrizione e le altre procedure di partecipazione.

«Rimborso integrale e immediato»

«La mia parola d’ordine è stata: “Rimborso ai clienti integrale e immediato”», esordisce Antonio Baldisserotto (nella foto), presidente di Terramia. Con lui, che aprì la strada ai viaggi di corsa organizzando le prime spedizioni di amatori italiani alla maratona di New York, cogliamo l’occasione di questa scomoda circostanza per capire cosa accade in caso di forfait dell’organizzatore.

Fin da quel “lunedì nero” della maratona mondiale, infatti, sul sito Terramia.com comparvero le due possibili scelte per gli iscritti alla trasferta:

  • “Per i Clienti che NON vogliono effettuare il viaggio: rimborso integrale del pettorale di gara, del viaggio e di tutte le escursioni di viaggio prenotate”.
  • “Per i Clienti che VOGLIONO effettuare il viaggio: la nostra guida è pronta, il viaggio rimane operativo, pure con possibili marginali modifiche. Non si fanno tutte le voci connesse con la Maratona che, naturalmente sono cancellate”.
Alla fine, Baldisserotto, in quanti hanno optato per effettuare comunque il viaggio?

«… uno (sorride): quella “Guida pronta” dell’annuncio, una persona che ama talmente il suo lavoro che non le è parso vero di potersi godere un viaggio in Giappone già prenotato. Per tutti gli altri è stato predisposto il rimborso.»

Tokyo Marathon
Di quante persone stiamo parlando?

«Circa 60, di cui 40 maratoneti e una ventina di accompagnatori, tra amici e famigliari. Al di là del problema Coronavirus, io, da corridore di lungo corso e maratoneta a mia volta, li capisco: la festa era nel partecipare alla corsa, tra l’altro il pettorale della maratona di Tokyo è uno dei più difficili da ottenere, ancor più di quello di altri appuntamenti di massimo livello internazionale.»

E a quanto ammonterebbe l’esposizione di Terramia in questa operazione? 

«… orientativamente “ballano” circa 50.000 euro, per rimanere alla parte di costo sulla quale è in corso il dialogo con l’organizzazione per capire di cosa possano farsi carico. All’inizio è stato tutto un “No, no, no”, ora si comincia a ragionare.» 

Si è letto che la stessa sindaca di Tokyo, Yuriko Koike, si è espressa a favore del rimborso dell’iscrizione da parte degli organizzatori…

«… Sì, è probabile che anche questo abbia contribuito ad ammorbidire la posizione della Tokyo marathon. Noi abbiamo cominciato a ragionare dalla voce di spesa che l’annullamento aveva reso più assurda: anche loro hanno dovuto riconoscere che farci pagare ugualmente 120 euro “a cranio” per la festa del dopo maratona avrebbe configurato il classico “Oltre al danno, la beffa”! 

Diciamo che sul lungo periodo ho fiducia che si possa ottenere una percentuale di rimborso sugli hotel e sul pettorale, mentre i viaggi aerei, come sempre in questi casi, resteranno a nostro carico.» 

Una situazione che voi tour operator avevate già vissuto nel 2012 alla maratona di New York, annullata per le complicazioni seguite al passaggio dell’uragano Sandy… 

«Con la differenza che gli hotel, all’epoca, li usammo, perché eravamo già tutti là quando di colpo ci venne comunicato l’annullamento. Tutta la successiva trattativa si concentrò, quindi, sulla possibilità di poter riutilizzare l’iscrizione per una delle successive edizioni». 

… e vi trovaste di fronte alla loro policy del “No refund” … 

«Sì, ma solo all’inizio, in realtà. Dopo circa due mesi, a riflettori ormai spenti, accettarono la nostra proposta di permettere alle persone, che erano venute a New York in quell’occasione, di poter riutilizzare quell’iscrizione in una delle cinque edizioni successive. Non va dimenticato, infatti, che già all’epoca l’iscrizione aveva toccato quota 500 euro.»

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