A Boston sta per alzarsi il sipario sull’edizione numero 122 della maratona. Le donne, come gli uomini, si misureranno sulla distanza regina dei 42,195 km e ciò non desta nessuno stupore. La partecipazione femminile è invece storia recente, basta guardarsi di poco alle spalle per scoprire.
che Roberta Gibb fu costretta a nascondersi tra gli alberi, nel boschetto vicino alla partenza. Si infilò tra i concorrenti, senza pettorale ufficiale, subito dopo lo sparo, per diventare la prima a correre tutta la Boston Marathon. Era il 19 aprile 1966. Ci riuscì anche nel 1967 e nel 1968.
Kathrine Switzer invece riuscì a prendere il via con un altro stratagemma: non si fece riconoscere come donna al momento dell’iscrizione e ricevette un pettorale ufficiale. Una volta identificata la sua vera natura, provarono a toglierla di mezzo: uno degli organizzatori le si avventò contro gridandole “ Dammi il numero ed esci dalla mia gara” cercando di spintonarla a bordo strada. A salvare la malcapitata ci pensò il suo boy friend di allora Tom Miller, lanciatore di martello di oltre 100 kg di peso, che con una robusta spallata spinse via l’iracondo permettendo così a Kathrine Switzer di continuare la corsa. La baruffa avvenne proprio di fronte al bus che trasportava un gruppo di giornalisti e di fotografi. Così le foto fecero rapidamente il giro del mondo.
La tenace Kathrine Switzer caparbiamente arrivò al traguardo in 4 ore e 20 minuti dimostrando che anche una donna poteva portare a termine 42 km e 195 metri senza essere ricoverata in ospedale. “Dovevo arrivare al traguardo ad ogni costo per dimostrarlo” ricorda oggi a distanza di mezzo secolo la stessa Switzer che continuò a correre a buon livello vincendo anche la maratona di New York nel 1974 con 3.07.29 e quella di Boston nel 1975 in 2:51.37, un tempo che poi rimase anche il suo primato personale sulla distanza.
La prima vincitrice ufficiale di Boston fu invece Nina Kuscsik nel 1972. Erano partite in otto e tutte portarono a termine la gara, grazie anche alla battaglia sostenuta da Roberta Gibb, da Kathrine Switzer e da altre eroiche “suffragette”, come Sara Mae Berman, che con la loro ostinazione appassionata hanno contribuito a questa piccola rivoluzione, che sfocerà nel mondo con il primo campionato mondiale di maratona femminile, a Helsinki, nel 1983 quando vinse Grete Waitz e alla prima quarantadue olimpica per donne, a Los Angeles 1984 vinta da Joan Benoit.