L’editoriale del numero di Correre di novembre, a firma del Condirettore Daniele Menarini ci porta direttamente nella pancia del gruppo. Anzi meglio, nella pancia della maratona. Vediamo cosa succede…
“La Venicemarathon, 42 chilometri della laguna, ha festeggiato la trentesima edizione. Banale, se volete, la considerazione che segue: il tempo vola. Sembra ieri.
Sembra ieri che a Venezia si celebravano i 25 anni della gara. Che arrivavo alla cena di gala e subivo la sfilata dei grandi organizzatori italiani: uno a uno, tutti, mi prendevano da parte e mi dicevano: «Gli altri non sono d’accordo, ma io ti dico che hai fatto bene a scrivere quelle cose.». Quelle cose… cosa? La questione delle riprese televisive sempre e solo sui top runner.
Dissi che si doveva far vedere anche la “pancia” della maratona, dove sudore e passione sono scelte individuali che costano e non (solo) una professione che rende, e quello divenne il mio involontario marchio di fabbrica. A distanza di cinque anni, penso sia valsa la pena subire qualche sfottò (a Bologna siamo strani e li consideriamo una manifestazione d’affetto), sentire Franco Bragagna, col quale intercorre reciproca stima, citarmi in diretta come “interessato alla pancia delle maratonete” (mai negato, ci mancherebbe!), arrivare alle gare e sentirsi dire «ecco la pancia, adesso può partire la maratona!».
Lavorammo su questo concetto in cui credevamo e crediamo. Nelle immagini delle gare trovate meno premiazioni e sempre più partecipanti “della porta accanto”. E anche gli organizzatori hanno sviluppato quella strategia.
La stessa Venicemarathon, nell’edizione successiva, lavorò per includere nella diretta RAI un servizio dedicato ai suoi volontari. A Torino, Luigi Chiabrera sperimentò per primo una diretta TV basata sull’utilizzo dei droni, che con più facilità rispetto all’elicottero poterono sorvolare il serpentone dei maratoneti e far vedere da vicino quelli come noi. Tra gli organizzatori c’è anche chi considera la “pancia” come l’essenza stessa della maratona: succede da sempre a Reggio Emilia, dove il prossimo 13 dicembre la maratona vive la ventesima edizione.
Ultima delle mie personali soddisfazioni è un video della Nike intitolato “The last”: la videocamera indietreggia dall’interno di una gara facendocela vedere dagli occhi di concorrenti sempre più lenti, in un regredire di strade deserte di pubblico, poi sporche di spugne e bicchieri, poi invase da volontari con la fretta di pulire e andare a casa, fino all’ultimo concorrente, una ragazza, l’unica inquadrata in volto, l’unica protagonista.
Poiché il colosso di Portland ha sempre proposto per primo idee e stili che altri poi cercano di fare propri, ho fiducia che nel medio periodo tutto il running verrà “Fuori dal tunnel del divertimento”, come cantava Caparezza. E mi consola ricordare il video “Roma con gli occhi degli ultimi”, realizzato da Wolfango Tedeschi per Correre.it. Era il 2009.”