Nel podismo l’esito finale della competizione è determinato da una condizione essenziale: chi corre più veloce vince. È una asserzione tanto chiara quanto banale, detta in questo modo, perciò proviamo a capirci meglio. In una gara in strada gli atleti sono spogli da ogni ingombro, sono vestiti di essenziale e la parola d’ordine è leggerezza; il percorso, indicato in modo evidente, non presenta il rischio di sbagliare strada e quindi la concentrazione si fissa sul fedele compagno di fatiche: il cronometro. C’è un’organizzazione alle spalle di tutto ciò, ci sono dei punti di ristoro puntuali ove rifornirsi di acqua e cibo, c’è la possibilità di ritirarsi in qualsiasi punto del tracciato.
Anche nel trail chi corre più veloce è candidato alla vittoria: vince, ma per vincere deve avere a disposizione un’attrezzatura e un vestiario performanti e quindi l’equipaggiamento è un elemento in grado di condizionare la performance e la sicurezza.
Quanto più avverse sono le condizioni ambientali in cui ci si trova a correre e tanto più un equipaggiamento tecnico potrà favorire l’esito della prestazione. Proviamo a pensare un attimo alle gare in ambiente estremo come quelle nei deserti o in alta quota di montagna e ci rendiamo subito conto di come l’attrezzatura sia in grado di determinare non solo la posizione di classifica, ma anche il ritiro!
Oggi la tecnica ha messo a disposizione materiali leggeri, resistenti, traspiranti, ergonomici, predisposti per la corsa. Le aziende hanno investito molto in questo settore e il risultato è che abbiamo a disposizione tutto quello che serve per performare.
Il 15 maggio in Val Borbera si è festeggiato il decimo anniversario de Le Porte di Pietra, una delle più storiche e consolidate manifestazioni del trail running italiano, con un convegno che potesse far rivivere le tappe salienti che hanno contraddistinto il mondo dell’off road dell’ultimo decennio. Guardando la fotografia della prima edizione, datata 30 settembre 2006, è venuto spontaneo riflettere sull’abbigliamento di quel periodo e da li è nata l’idea di creare un parallelismo tra equipaggiamento e prestazione sportiva ed è stato questo il tema del dibattito di cui riportiamo i principali passaggi – a cura di Fulvio Massa e Luca Revelli – nel numero di Correre di luglio.